"Apro la soffitta dell’inconscio. A 55 anni mi sento Peter Pan"

Il trasformista Arturo Brachetti stasera al Masters of Magic e poi in scena in Canada e a New York. "La magia? Piaceva anche a Orson Welles. A me ha aiutato a vincere la timidezza"

"Apro la soffitta dell’inconscio. A 55 anni mi sento Peter Pan"

Parla piano, eccome se parla piano, scandisce le parole altro che trasformista. Fascinoso come pochi, però. Arturo Brachetti è unico in questa epoca, ha ridato un senso alla lezione di Fregoli e forse perciò in tutto il mondo seguono questo artista a geometria variabile, l’uomo da ottanta facce che però ha un solo animo: onnivoro. Premio Moliere. Cavaliere delle Arti. Mutante. È il re dei trasformisti volontari nell’era dei trasformisti obbligati. «Sono uno dei pochi che in questo pianeta riesce ad avere ovunque un pubblico pagante», dice lui, come a sottolineare (giustamente) che quasi tutti gli altri non ce la fanno. In questi giorni è a Saint Vincent, regista e presentatore del Galà Masters of Magic 2012, in sostanza (anche) il campionato italiano di magia che per lui è un ritorno al passato: «Qui ho vinto nel 1978», ricorda senza squilli d’orgoglio. Dopo è partito per il mondo: aveva una sola valigia con sei costumi dentro, ora ne ha trecento e rotti e ha reinventato un’arte. Al punto che basta che parli per tracciare il ritratto di ciò che siamo. Così.

Scusi Brachetti, un trasformista al Master of Magic. Sembra un ossimoro.
«Tutt’altro. Ho imparato la prestidigitazione in seminario da un prete che ne aveva l’hobby».

Don Silvio Mantelli.
«Lui sì. A Torino. Città magica. E comunque il Circolo della Magia ha raccolto personalità enormi come Orson Welles, tanto per dire. È un hobby che aiuta l’ingegno».

E a lei?
«I giochi di prestigio mi aiutarono a uscire dalla timidezza. Da ragazzino giocavo male a pallone e quindi quello è stato il mio modo di dire: anche io esisto».

Ma la magia è la negazione dell’esistenza.
«I maghi esistono da secoli. Ma prima erano ciarlatani di lusso. Adesso no».

Lei però è un trasformista.
«Nel 1979 a Parigi ero l’unico al mondo, era facile essere notati. Poi ci ho aggiunto del mio».

Ma per i comuni mortali qual è il rapporto tra magia e trasformismo?
«La magia è uno strumento potentissimo per attrarre il pubblico e far capire che siamo parte di qualcosa di superiore. Ma non c’è nessun concorso. Anche se ci sono maghi trasformisti.»

E con il mimo?
«Il mimo non parla. Il trasformista sì».

Oggi il trasformismo va di moda. Anche in politica.
«Benigni ha detto che senza Berlusconi non c’è più verve comica. Vero. Ci lamentiamo tanto dei parlamentari ma gli italiani sono come loro, nel bene e nel male. In fondo la realtà è sempre più divertente della finzione».

Ma non c’è il rischio che internet abbatta la differenza tra realtà e finzione?
«Sul web c’è un sacco di sesso. Milioni di filmati porno. Ma la gente mica smette di fare l’amore».

Allora Brachetti qual è il suo x factor?
«Sono una sorpresa visiva».

Infatti il resto dell’anno lo trascorrerà in Canada e a New York con il suo spettacolo.
«Lo sa che in un anno a Parigi sono venuti a vedermi centodiecimila spettatori? Comunque in autunno sarò il regista del nuovo spettacolo teatrale di Aldo Giovanni e Giacomo».

Il titolo?
«Si saprà solo un mese prima».

Giramondo. Però conserva ancora un fortissimo accento di Torino (dove è nato nel 1957).
«Ma cambio spesso. Dipende da dove mi trovo. In Olanda ho l’accento olandese».

Alighiero Noschese diceva che, a furia di imitare, l’imitatore perde la propria identità.
«Io sono arrivato alla mia vera identità proprio nel periodo in cui il povero Alighiero si è suicidato. È stato il più grande successo della mia vita. Ora sono in pace. L’uomo dai mille volti aveva finalmente una faccia».

E un ciuffo di capelli. Un’antenna.
«Io porto in scena il sogno di me stesso. L’Arturo che si vede sul palco è senza età. È androgino e leggero. Sono un Peter Pan di 55 anni imprigionato nel corpo di un tredicenne, l’età in cui se si dice “culo” si ride ancora».

Tutti possono portare in scena il sogno di se stessi.
«Se il sogno è vero e grande, la gente lo segue».

Si spieghi meglio.
«Bisogna riuscire ad aprire la soffitta dell’inconscio nel modo migliore».

Si rispieghi.
«Ci sono attori perfetti nel ruolo di killer. Non sono killer, ovviamente. Ma hanno aperto e sublimato il loro inconscio».

Ci si può deprimere, però.
«La vita è come il mare.

Talvolta c’è bonaccia. E talvolta tempesta».

Ma nella risacca può restare qualche rimpianto.
«Non è il mio caso. Se dicessero che mi resta solo un mese di vita, io direi: però che vita è stata».

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