Da Armstrong a Coltrane il jazz al tempo degli eroi

Ecco le storiche immagini di artisti immortalati da Francis Wolff cofondatore dell'etichetta "Blue Note"

Da Armstrong a Coltrane il jazz al tempo degli eroi

Blue Note, la casa discografica più gloriosa nella storia del jazz; la casa più amata dagli appassionati che custodiscono gelosamente quei preziosi vinili dall'etichetta che avrebbe dovuto essere blu e rossa e uscì rosa e nera per un errore tipografico. Erano tempi eroici per la musica nera. Il 23 dicembre 1938 il geniale impresario John Hammond (quello che lanciò decine di jazzmen e che scoprì persino Bob Dylan) lanciò a New York il grandioso spettacolo From Spiritual to Swing per spiegare l'importanza della musica nera nella cultura popolare americana . A quello show, accanto a personaggi come Bessie Smith, parteciparono i virtuosi pianisti di ragtime e boogie woogie Meade «Lux» Lewis e Albert Ammons... che non sfuggirono alle attenzioni di un appassionato di musica, un immigrato tedesco (ex gioielliere all'ingrosso in Spagna e fallito pescatore di ostriche in Cile). Si chiamava Alfred Lion e in Germania - nonostante il nazismo - aveva imparato ad amare Art Tatum e il jazz da rivista dei Chocolate Kiddies. Dopo aver visto sul palco Lewis e Ammons non perse tempo; li stanò al Café Society, il club dove si esibivano regolarmente e li portò direttamente nella sua sala d'incisione per fargli incidere alcuni duetti ed una serie di brani solisti per ciascuno. Era il 6 gennaio 1939 alle due 2 del pomeriggio e da lì prese le mosse la grande impresa della Blue Note, che continua ancora oggi con immutato successo sotto la presidenza di Don Was, già produttore di artisti come i Rolling Stones. Ma agli esordi, il braccio destro di Lion era Francis Wolff, altro immigrato tedesco (fuggito da Berlino via Svezia con l'ultima nave che lasciò la Germania prima del disastro) appassionato di musica e soprattutto abilissimo fotografo.

Se l'avventurosa storia della casa discografica l'abbiamo appresa dal libro del 2011 di Richard Cook Blue Note Records. La biografia (Minimumfax) ora nell'elegante librone fotografico Blue Note Photos (Michael Cuscuna, Flammarion, 287 pagg. 39 euro)ritroviamo le immagini di tutti i re del jazz, da Louis Armstrong a John Coltrane, da Art Blakey a Herbie Hancock (che, giovanissimo, spicca anche in copertina) immortalati dallo stesso Wolff con la sua mitica Rolleiflex. Tra il 1953 e il 1959, tutte le più importanti registrazioni discografiche della Blue Note venivano fatte in una stanza - adibita a studio - dell'appartamento di Rudy Van Gelder a Hackensack, New Jersey. Van Gelder (anch'egli abile fotografo) ricorda la maestria di Wolff nel cogliere gli artisti nelle immagini più strane e naturali. «Teneva la macchina fotografica con la mano sinistra e il flash con la destra in una posa che ricordava la Statua della Libertà...Alle session della Blue Note Art Blakey era il tuono e Francis era il lampo».

Wolf li ha beccati tutti in tutte le situazioni possibili; ha immortalato Louis Armstrong che ride al tavolo del Child Restaurant di New York mentre fa visita alla band di George Lewis; ha ripreso Sidney Bechet che beve il the con Jonah Jones al Paris Café nel 1949; ha fotografato Miles Davis in una pausa delle «All Star Sessions» del 1953 (vedere il disco 1951-1953 Complete All Stars Sessions con le incisioni per Blue Note e Prestige); ha catturato Thelonius Monk in mezzo al pubblico al Royal Roost nel 1949. Già perché Lion e Wolff furono pionieri della «nuova musica» anche quando la nuova musica aveva già invaso il mercato e sembrava non si potesse andare oltre. Quando arrivarono loro la rivoluzione del bebop era in pieno svolgimento. Charlie Parker aveva già inciso per Dial e Savoy; Dizzy Gillespie per la Rca e sul mercato c'erano personaggi come Serge Chaloff e molti altri, ma nessuno aveva ancora pensato alla disturbata genialità del piano di Thelonius Monk, che iniziò la sua carriera grazie all'etichetta il 15 ottobre 1947, quando ancora era considerato un eccentrico, se non un matto grazie a composizioni-puzzle che spiazzavano tutti (da Thelonius a Crepuscule With Nellie). I dischi della Blue Note non erano fatti per diventare hit ma per rimanere nella storia, come quelli di Eric Dolphy.

Per questo si buttò anche su artisti come Gil Mellé, sassofonista bohémien ed ex marines che disegnò tra l'altro le prime copertine artistiche della casa, perché Lion e Wolff furono «mecenati delle loro arti» alludendo al Bauhaus e arruolando anche artisti come John Hermansader e Paul Bacon.

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