La commedia francese appena approdata nelle nostre sale, "Non sposate le mie figlie", vanta numeri fenomenali al box office avendo già incassato 130 milioni di euro in Europa ed essendo stata vista da ben 12 milioni di persone nella sola Francia. Scritta e diretta da Philippe de Chauveron, questa spassosa pellicola è incentrata sul tema della multietnicità e affronta con ironia una serie di stereotipi culturali politicamente scorretti. Claude e Marie Verneuil (Christian Clavier e Chantal Lauby) sono una coppia borghese, cattolica e conservatrice della provincia francese. Hanno cresciuto quattro splendide figlie, insegnando loro i principi di tolleranza e integrazione con il risultato che le prime tre sono convolate a nozze con figli di immigrati, rispettivamente un musulmano, un ebreo e un cinese. Le speranze riposte nella quarta figlia, per la quale vorrebbero tanto un matrimonio tradizionale, vanno perdute quando vengono a sapere che si è fidanzata con un ivoriano. Il titolo originale "Qu’est-ce qu’on a fait au Bon Dieu?", traducibile in "Cosa abbiamo fatto al buon Dio?", rende bene lo sgomento in cui si trovano questi due coniugi sessantenni, protagonisti di una sorta di versione colta ed europea di "Ti presento i miei" e che strizza l'occhio anche all'indimenticabile "Indovina chi viene a Cena?" del 1967. L'intero film costruisce siparietti nei quali smaschera con intelligenza, delicatezza e umorismo come ognuno dei personaggi sia razzista a modo suo, anche se ipocritamente portato a negarlo perfino a se stesso.
Soprattutto nelle scene conviviali, semplici conversazioni si trasformano in feroci schermaglie verbali non appena l'argomento tocca certi inossidabili preconcetti. Dell'intera rocambolesca famiglia il mattatore è senz'altro Christian Clavier, qui anziano genitore che oscilla tra rassegnata accettazione e dispotico sarcasmo. I suoi generi hanno una caratterizzazione elementare, costruita secondo gli abusati cliché relativi alla etnia e religione di appartenenza, il che li rende poco più che una macchietta. Ancora più abbozzati i ruoli femminili: le donne sono rappresentate essenzialmente come creature accomodanti, inclini all'accettazione di altri usi e costumi. La pellicola non ha nessuna intenzione di polemizzare mettendo in discussione i luoghi comuni di cui è infarcita e su cui fonda la propria comicità, li abbraccia semplicemente per un'ora e mezza. L'intenzione è quella di mettere in piedi un microcosmo, a suo modo rappresentativo dell'attuale Francia multietnica, nel quale si cerca di esorcizzare la paura del diverso e di scardinare l'intolleranza a suon di risate.
Passando attraverso marsigliesi intonate in salotto, litigi arabo-israeliani, messe di Natale e un incontro-scontro tra futuri consuoceri uno più razzista dell'altro, si giunge a un lieto fine sicuramente scontato ma necessario. Dialoghi arguti e mancanza di volgarità rendono consigliabile questo divertente feel good movie a qualsiasi fascia di pubblico- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.