Arriva «The OA» la serie più misteriosa di Netflix

Matteo Sacchi

Una ragazza si getta da un ponte, senza un perché. È così che inizia The OA, una delle serie più strane degli ultimi anni. Una serie su cui Netflix, che la mette in streaming da oggi, e il produttore Brad Pitt (con la sua plan B), hanno mantenuto un geloso riserbo sino a pochi giorni dall'uscita. E in effetti la scommessa di The OA è notevole. Una fiction dalla trama complessa, dalle atmosfere cupe e surreali e difficilmente raccontabili. Una serie molto poco americana che per certi versi si può paragonare solo alla francese Revenants. Sì perché anche in questo caso il discrimine degli eventi è dato tutto dall'eventualità che i morti camminino in mezzo ai vivi. Infatti la ragazza che si getta dal ponte, Prairie Jhonson (interpretata da Brit Marling), nella caduta non muore. Anzi, ripescata e portata in ospedale viene raggiunta dai suoi genitori (il padre è interpretato dal bravissimo caratterista Scott Wilson) che ne hanno denunciato la scomparsa anni prima, quando era cieca. Ora però ci vede, anche se ha il corpo ricoperto di strane cicatrici. C'è chi grida al miracolo, c'è la polizia che cerca di saperne di più. E c'è Praire che non parla, solo a tratto le escono frasi smozzicate, su un posto dove ci sono altri come lei prigionieri, su una donna misteriosa... Solo ad un gruppo di cinque persone Prairie deciderà di svelare la sua verità in lunghe incredibili conversazioni notturne. Ma è davvero la verità o Prairie sta inventando tutto? Davvero è già morta più di una volta? Davvero è stata imprigionata per anni da uno strano dottore che rinchiude gli esseri umani in gabbie di vetro, per studiare il passaggio tra la vita e la morte?

Non è il caso di svelare al telespettatore come andrà, basti dire che la serie nata da un'idea di Zal Batmanglij (uno dei giovani sceneggiatori più promettenti degli Usa) e della stessa Brit Marling è visivamente bellissima. E sostenuta da dialoghi perfetti, soprattutto in lingua originale. Resta però un prodotto al limite dello sperimentale, quasi che il romanzo Orlando di Virginia Woolf si fosse trasformato in una serie tv. Il ritmo è lento, da film d'autore, funziona solo se il telespettatore è disposto a farsi prendere.

E bisogna in sovrappiù avere nelle proprie corde il misterioso e l'onirico per poter seguire una serie a tratti molto claustrofobica. Del resto Batmanglij ha lavorata anche alle prime puntate di Wayward Pines e il suo registro è quello. Detto questo le caratteristiche perché diventi un prodotto di culto ci sono tutte.

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