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Il "surrealismo pop" italiano agita le acque della pittura

In ascesa il movimento ispirato a fumetti, rock e tattoo

Il "surrealismo pop" italiano agita le acque della pittura

Nella West Coast americana è un movimento assai diffuso e rappresenta l'alternativa al gusto minimal concettuale newyorkese. Pop Surrealism (noto anche come Low Brow) si esprime essenzialmente con la pittura, ha la sua rivista di riferimento - Juxtapoz, gallerie come La Luz de Jesus a Los Angeles e star riconosciute e costosissime quali Mark Ryden. Negli ultimi anni ne esiste una versione italiana, diffusasi in modo del tutto spontaneo, a testimonianza di come anche da noi la pittura continui a essere considerata il linguaggio più adatto per un'idea di arte comunicativa, vicina alle sottoculture giovanili.

Da tempo se ne occupa un critico militante come Ivan Quaroni, che sta raccogliendo in maniera fluida le esperienze più significative di questo non movimento davvero interessante, responsabile del neologismo «newbrow». Rispetto agli americani, che recuperano iconografie basse (il fumetto, il tatuaggio, i cartoni animati, la televisione, il cinema di serie B, il punk) la versione italiana insiste sull'aspetto manuale del fare arte riallacciandosi alla nostra antica tradizione artigiana. Ad esempio lo scultore torinese Diego Dutto è apprezzato per l'ineccepibile qualità dei suoi lavori, la cui realizzazione un minimalista delegherebbe a un tecnico specializzato e che invece lui esegue con perizia maniacale. Chi sono dunque i protagonisti di questa nuova corrente, forse l'ultima in grado di agitare la acque dell'asfittico panorama italiano? La star è Giuseppe Veneziano, noto per le sue provocazioni, come la Madonna che tiene in braccio Hitler o il Cristo brandizzato D&G: da quando è approdato nella scuderia della Galleria Contini di Venezia i prezzi sfiorano anche i 40mila euro. In generale il gruppo è più a buon mercato: l'ottimo disegnatore Vanni Cuoghi, dallo spirito caustico come un vignettista settecentesco; il punk Michael Rotondi, che predilige installazioni dallo stile volutamente Low Fi e vicine all'universo della musica alternativa; più classici sono i sardi Silvia Argiolas e Giuliano Sale, che mescolano il simbolismo con atmosfere favolistiche.

Si avvicinano al pop Massimo Gurnari e Fulvia Mendini (figlia del noto architetto Alessandro ), mentre Ester Grossi (nella foto, una sua opera) sceglie come riferimento la computer graphic per una pittura piatta e deliberatamente artificiale.

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