«Napoli è un paese dove è vietato uccidere, ma dove tutti uccidono lo stesso». Così in maniera schietta e impietosa uno dei protagonisti del romanzo La mazzetta di Attilio Veraldi descrive la città partenopea. Quando nel 1976 Veraldi pubblicò il suo romanzo, il giallo italiano era in un momento di stallo. Nonostante la presenza sul mercato di interpreti di rilievo come Loriano Macchiavelli e Bruno Enna non aveva ancora trovato il giusto spazio. La mazzetta si rivelò però un grande successo prima in libreria e poi al cinema grazie alla trasposizione che ne fece Bruno Corbucci che per l'occasione inserì nel cast attori come Nino Manfredi, Ugo Tognazzi e Paolo Stoppa. Qualche anno fa l'editore Avagliano si era premurato di rieditare tutte le opere di Veraldi. Ora è Ponte alle Grazie a scommettere di nuovo su Veraldi con la convinzione che i lettori di noir possano recuperare con La mazzetta un piccolo classico in cui per la prima volta venivano trapiantate a Napoli alcune tecniche narrative tipiche dell'hard boiled americano. Esperto traduttore dei testi Raymond Chandler e di Dashiell Hammett, Attilio Veraldi propone una figura di investigatore partenopeo del tutto inedita, creando il personaggio di Alessandro Iovine, un commercialista fallito che sbarca il lunario svolgendo intrallazzi nel bar accanto all'Intendenza di Finanza che ha adibito a suo ufficio. Il buon Sasà (così sono soliti soprannominarlo tutti nel quartiere) per una semplice «mazzetta» accetta di recuperare Giulia Miletti, la figlia di un camorrista, scappata di casa con i documenti che certificano un appalto illecito. Sono in molti a mettersi sulle tracce della ragazza e il buon Sasà lo scoprirà a sue spese. Iovine peregrinerà fra Napoli e Castellammare, Milano e Domodossola per poter incassare la sua manciata di soldi, scartando cadaveri e camorristi e soprattutto sfuggendo alla terribile tortura dello spaghetto. A tallonare da vicino il nostro eroe, vero e proprio guitto che cerca di barcamenarsi fra le vie della legge e quelle della criminalità, ci sono il pigro commissario Lentizzi e il solenne Assenza.
Convinto della forza espressiva del suo Sasà, l'autore lo renderà in seguito protagonista di un secondo romanzo Uomo di conseguenza (1978) e convinto che Napoli sia la perfetta cornice per scrivere noir la userò come sfondo per Il vomerese (1980) e per il successivo Naso di cane (1982). In queste opere la miscela di humour nero e violenza che aveva fatto da cornice perfetta a La mazzetta viene in parte abbandonata a favore di un realismo criminale più intenso.
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.