Riprendere una coreografia antica è trasmettere l'essenza stessa del balletto classico. Se questo lavoro poi riguarda Marius Petipa, coreografo di quattro zar, è come toccare il Mosé del balletto russo. Petipa conosceva profondamente l'operato dei suoi predecessori e sapeva «scegliere e rifiutare solo ciò che era ancora vitale e oggettivamente valido.» Lo scrive Yurij Grigorovic che è il Petipa dell'era sovietica e post, ed è colui che ha riportato alla sua originale grandezza uno dei balletti più riusciti del coreografo francese: La Bayadère, storia salgariana di amori tragici all'ombra delle pagode indiane. Con questo cavallo di battaglia storico il Corpo di ballo del Bolshoi ha aperto magnificamente la sua permanenza alla Scala. E il successo parte proprio dalla cura con cui ancora oggi si ripresenta questo classico di Petipa, nella versione coreografica di Grigorovic, che include altri numeri vitali di Cabukiani, Sergeev e Zabkovskij. Naturalmente ci vuole una compagnia solida come quella attualmente guidata da Makhar Vaziev (non poco rimpianto direttore del corpo di ballo scaligero). Stelle come la sinuosa Olga Smirnova, solisti, primi ballerini, corpo di ballo, tutti perfettamente calati nei loro ruoli (unico neo le accidentate portantine nella festa nuziale, che però erano locali, come in una nostrana marcia dell'Aida).
L'ammirazione per il Bolshoi sprona, pensando che Petipa creò il balletto russo unendo la migliore tradizione francese a quella italiana. Il Belpaese che sopprime i corpi di ballo nelle cosiddette fondazioni lirico-sinfoniche non dovrebbe dimenticarlo.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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