La bacchettata

La morte della ragione non è il titolo di un compendio di politica contemporanea, ma quello di una misteriosa pavana cinquecentesca, con la quale comincia uno straordinario viaggio nel Rinascimento musicale. È in edicola questo mese allegato alla rivista Amadeus. Giovanni Antonini che lo ha ideato, diretto ed eseguito insieme al Giardino Armonico, è autore anche delle ficcanti note di accompagnamento. Spiega il titolo citando Erasmo: l'assenza della ragione «si manifesta ogni volta che una dolce illusione libera l'animo dall'ansia e lo colma insieme di mille piacevoli sensazioni». Sono quelle emozioni che ci travolgono ascoltando stravaganze «visionarie» come quelle del veneziano Dario Castello o dei musicisti napoletani (Gesualdo e cerchia); canzoni di ipnotica bellezza come La Rose (incerta fra due maestri fiamminghi, Gombert e Willaert); «battaglie» strumentali e danze popolaresche, come la Tarantella del veneziano trapiantato a Napoli Cristoforo Caresana, «che hanno ascendenze antichissime, forse risalenti a riti bacchici». C'è anche il memento mori: un brano di bellezza senza tempo, il Compianto sulla morte di Johannes Ockeghem che Josquin Desprez scrisse per onorare il massimo compositore della generazione precedente.

È eseguito, come tutti i brani di questa selva musicale, in versione strumentale, secondo una prassi comune all'epoca. Due dulciane, un cornetto muto soprano e un trombone tenore imitano la voce umana e ci trasportano oltre la «ragione».

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