Dunque si rifà. Come si sussurrava da tempo, Claudio Baglioni sarà di nuovo «dittatore artistico» del Festival di Sanremo e la conferma ufficiale è arrivata ieri dal direttore generale Mario Orfeo, ovviamente strafelice del risultato. I contatti vanno avanti da molte settimane e, probabilmente, sono iniziati già nel corso della conferenza finale del Festival quando la Rai ha mandato un beneaugurante mazzo di rose al presentatore/direttore artistico vittorioso alla faccia di quasi tutti i pronostici.
Ora quindi si riparte daccapo.
In questi mesi i contatti sono stati molto frequenti. Da una parte la Rai totalmente intenzionata a confermare il capitano della squadra vincente e un direttore generale disposto a (quasi) tutto pur di portare un risultato del genere ai nuovi vertici politici che, a parole, paiono intenzionati a fare la rivoluzione.
Dall'altra Claudio Baglioni, artista di innegabile ed enorme successo, che ha saputo reinventarsi anche in un altro ruolo oltretutto distinto e distante, quello di «organizzatore». Però se la sua prima edizione è stata una scommessa (evidentemente vinta), la seconda si è necessariamente trasformata in una partita a scacchi. Per lo meno finora. Per accettare, Claudio Baglioni, a quanto si dice, ha chiesto carta bianca. L'obiettivo è chiaramente quello di cambiare, di sorprendere. Un Baglioni che sfrutta il proprio repertorio per duettare con gli ospiti sarebbe un «déjà vù» magari apprezzato dalla sua sterminata quantità di fan ma probabilmente molto meno dagli ascolti televisivi. Quindi bisogna ripartire da zero.
Prima mossa: cambiare drasticamente il regolamento. Come, non si sa. Potrebbero essere reintrodotte le eliminazioni, la cui assenza è stata una carta decisiva dell'ultimo Festival soprattutto per convincere grandi nomi a mettersi in gara. E potrebbero essere anche aperte le frontiere (è un'ipotesi) ritornando ai duetti tra italiani e stranieri. Dopotutto, l'anno scorso Baglioni disse di voler fare un «Festival con la fantasia al potere» seguendo la lezione del Sessantotto a mezzo secolo da quell'anno fatale. Nel 1969 al Festival di Sanremo ci furono accoppiamenti strepitosi come quelli tra Wilson Pickett e Lucio Battisti (Un'avventura) e Stevie Wonder e Gabriella Ferri (Se tu ragazzo mio). Chissà...
Intanto sembra pressoché certo che non ci saranno Michelle Hunziker e Pierfrancesco Favino, usciti benissimo e già richiesti da una parte di pubblico. Però è molto difficile che il trio si ripresenti di nuovo tale e quale. Più probabile che ci siano novità. E se ieri Laura Pausini a Radio Subasio ha lasciato una porta aperta («Sono tre anni che me lo chiedono»), rimane comunque vuota un'altra casella, quella dello «sparigliatore».
Come Baglioni è il cantautore diventato presentatore (magari questa volta sarà meno sul palco), si cerca un attore disposto a calarsi nel ruolo di spalla oppure un comico disposto a vestire i panni più accademici del presentatore. Una partita a scacchi, appunto. E ora Baglioni ha tutte le mosse a disposizione.
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