In un recente editoriale, il direttore del settimanale «FilmTv», Aldo Fittante, ha confessato di aver visto il film Killer Elite comodamente seduto sul divano di casa sua, in una bella copia con sottotitoli italiani scaricata da internet. Ovviamente, con questa dichiarazione non voleva incitare a violare la legge e nemmeno elogiare i vantaggi del downloading libero e pirata, ma, al contrario, desiderava segnalare il diffondersi di un comportamento scorretto che sta uccidendo il cinema, al quale converrebbe rispondere con intelligenza e furbizia. Ad esempio, bisognerebbe ammettere intelligentemente il problema, senza pensare che chiudere «Megaupload» e altri siti di streaming abbia debellato la pirateria cinematografica, che ora segue altri canali non intercettabili, come i file torrent.
La furbizia, invece, dovrebbe consigliare una strategia totalmente diversa a produttori ed esercenti cinematografici, che, soprattutto in Italia, sembrano affetti da manie suicide. Quale altro senso, infatti, potrebbe avere rispondere alla crisi, e al conseguente calo di incassi, chiudendo le sale e rimandando a settembre anche film apprezzati a Cannes come Reality di Garrone? Se gli ultimi dati confermano un calo negli incassi di quasi il 20% rispetto all'anno precedente, forse qualche colpa se la devono prendere gli esercenti e i distributori, a cui va aggiunta l'inarrestabile chiusura delle mono-sale cittadine, ben 812 in meno negli ultimi dieci anni; l'apertura dei centri multiplex non basta a frenare l'emorragia degli spettatori che, per abitudine, non prenderanno mai la macchina per andare in periferia a vedere un film preceduto da 35 minuti di pubblicità ad alto volume.
Ai dati della crisi e ai disagi da multisala si deve aggiungere il fattore più grave, ossia l'assoluta indifferenza degli addetti ai lavori per le aspettative del pubblico, che non è più disposto ad aspettare i capricci insondabili di chi posticipa le uscite italiane di kolossal immediatamente disponibili sul web. Che senso ha, a questo proposito, rimandare le uscite di film attesissimi come Prometheus di Ridley Scott, che ha già meritato la copertina di maggio di «Ciak», ed è nelle sale americane dall'8 giugno, mentre noi lo potremo vedere al cinema solo dal 19 ottobre? Nessuno: infatti, lo si può già trovare sul web. Lo stesso rischio s'annuncia con il prossimo Batman, The Dark Knight Rises, nei cinema Usa dal 20 luglio, che da noi approderà, se tutto va bene, il 29 agosto; il 6 luglio è uscito sugli schermi americani l'ultimo film di Oliver Stone, Savages, l'attesa pellicola sui narcos messicani, che da noi approderà soltanto il 19 ottobre, e così via per altri film, come Frankweenie di Tim Burton, che dal prossimo ottobre è finito a gennaio dell'anno venturo! Inutile dire che le versioni pirata di entrambi saranno disponibili molto prima, e che lo zoccolo duro degli appassionati non aspetterà le calende greche, anzi, italiane, per goderseli. Stesso discorso, anzi, probabilmente discorso peggiore, per l'attesissimo 4° episodio dell'Era Glaciale, in originale Continental Drift, che esce in Usa domani, e da noi arriverà, speriamo, il 28 settembre. Sono tutte pellicole che rischiano di fare la fine di altre già ufficialmente «bruciate» dal web: Freerunner (nelle sale da domani), Un anno da leoni (27 luglio), Dreamhouse (3 agosto), La memoria del cuore (25 luglio).
Di fronte a questi comportamenti è chiaro come non basti qualche spot. La pirateria informatica, del resto, non riguarda solo film o musica scaricata illegalmente, ma interessa anche, e forse soprattutto, il software illegale installato nei computer di tutto il mondo. Il rapporto della Bsa (Business Software Alliance), l'associazione che rappresenta a livello mondiale tutte le aziende del settore del software commerciale, ha presentato poche settimane fa il rapporto annuale sulla pirateria (http://portal.bsa.org/globalpiracy2011), dal quale emergono dati impressionanti: più della metà degli operatori di computer (57%) ammette l'uso di programmi pirata, e la percentuale di software illegale ha raggiunto l'anno scorso il livello record del 42%, sempre a livello mondiale, che corrisponde a una perdita di 63,4 miliardi di dollari a fronte di «solo» 58,8 miliardi che si riferiscono all'anno precedente.
A questo punto, a salvare quel che resta del cinema italiano dal dowloading illegale di pellicole rimane solo la nostra scarsa conoscenza dell'inglese
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