Cultura e Spettacoli

Bel ritorno in sala con i coreani in America

"Clamoroso al Cibali". Lunedì 26 riapriranno i cinema, dopo oltre un anno di chiusura forzata. Non in tutta Italia e, ovviamente, seguendo rigidi protocolli anti-Covid

Bel ritorno in sala con i coreani in America

«Clamoroso al Cibali». Lunedì 26 riapriranno i cinema, dopo oltre un anno di chiusura forzata. Non in tutta Italia e, ovviamente, seguendo rigidi protocolli anti-Covid, ma si riparte, e tanto basta. Con quali film? Staremo a vedere. Intanto, complimenti ad Academy Two che ha deciso, già dal primo giorno di «rinascita», di distribuire Minari, film pluricandidato all'Oscar in tutte le categorie più importanti: film, regia, sceneggiatura, migliore attore protagonista, migliore attrice non protagonista e colonna sonora. Film decisamente autobiografico, quello diretto da Lee Isaac Chung che, attraverso le vicende di questo microcosmo coreano da poco trasferitosi nell'Arkansas, ha voluto raccontare alla sua bambina, lui figlio di immigranti dalla Corea del Sud, che cosa abbia significato, anche in termini di sacrifici, una simile esperienza. E così, veniamo calati nelle vicende di Jacob il quale, dopo essere emigrato con i suoi cari dalla Corea, decide di fare un colpo di testa spostando tutta la famiglia dalla California all'Arkansas. Ha in testa un progetto ben preciso, quanto rischioso: gestire una fattoria che coltivi ortaggi tipici coreani, visto che la comunità di connazionali è in crescita. Insieme alla moglie Monica, poco convinta, ci sono i figli Anne e, soprattutto, David che ha un soffio al cuore e rischia sempre la morte. Immaginate la madre che deve gestire questa tensione in un luogo distante dai centri abitati, dove non si potrebbe intervenire in tempo in caso di crisi cardiaca. Crescono i debiti, le cose non vanno bene, i prodotti non si riescono a vendere e tocca arrangiarsi in qualche modo. Intanto, per alleviare il senso di isolamento della moglie, Jacob fa arrivare dalla Corea la mamma di lei, Soonja, una donna dalla personalità forte, difficilmente gestibile, furba e dispettosa. Un racconto minimalista, essenziale, che testimonia la qualità del cinema coreano, ormai punto di riferimento mondiale. Una saga familiare che, senza puntare al facile melodramma, ti appassiona, perché la senti vera.

Un bel ritorno in sala.

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