Questo di Peter Handke, I giorni e le opere. Scritture d'accompagnamento (Guanda, pagg. 290, euro 19; a cura di Alessandra Iadicicco), che presenta una attenta e godibile traduzione e una postfazione indispensabile, è un libro che ricostruisce gli anni di formazione di questo autore (nato nel 1942 a Griffen in Carinzia), che da decenni ha inteso il suo «mestiere» di scrittore come un silente servizio alla parola, come conferma la silloge ora pubblicata, che raccoglie un insieme coerente di interventi, recensioni, uniti dal filo rosso della dedizione alla letteratura, intesa come scrittura e lettura, che già si annuncia nella breve prefazione dell'autore: «Ieri, domenica sera, 12 ottobre 2014, ho «incontrato» una speciale bellezza (...): ero salito, andando alla ventura, sul treno suburbano diretto a Versailles e, insieme a me, nello scompartimento abbastanza vuoto, sedevano qua e là tre uomini piuttosto giovani. Tutti e tre leggevano».
Una rarità, quella accaduta allo scrittore, ché oggi normalmente s'incontrano quasi solo passeggeri attaccati ai loro smartphone. Tutti questi testi, scritti nell'arco di decenni, puntano sul primato della lettura, quale esperienza su cui si fonda la letteratura. Riflettendo su tre romanzi, che molto lo ispirano, Peter Handke annuncia una scoperta paradossale e a suo modo rassicurante: si rende chiara ora a me, il lettore, una comunanza, che li abbraccia tutti e che, insieme a loro, comprende anche me lettore. Una sensazione che accompagna l'idea che non già io, lettore, abbia scelto i tre libri per riferirne in maniera dispersiva, ma che siano stati loro a scegliere me a tale scopo.
In Handke affiora un rispetto profondo, mistico della prassi poetica, con la coscienza che si stabilisce misteriosamente una colleganza tra il testo e il lettore e infatti i brani raccolti sono inviti a una lettura critica e allo stesso tempo «naturale», una lettura che diventa ascolto e sguardo e che rifiuta il dogmatismo dell'intellettualismo critico. Ma Hanke non è certo un lettore-autore naïf. Negli articoli ricorrono i principali protagonisti della cultura del Novecento, da Freud ad Adorno, Benjamin, Marcuse, Max Weber, Barthes, come pure un ampio spaccato della letteratura occidentale del secolo scorso, con un'amorevole attenzione per i «suoi» scrittori della ex Jugoslavia. Non dimentichiamo che Hanke è nato in una vallata al confine con la Slovenia con una consistente minoranza slovena, cui apparteneva la famiglia materna. Handke, che conosce lingua, usi, costumi, mentalità degli slavi del Sud, andando contro corrente prese posizione contro i bombardamenti della Nato su Belgrado. Questa scelta lo isolò, coinvolgendolo in polemiche aspre. Nel 2006 gli fu conferito il prestigioso Premio Heinrich Heine con questa motivazione: «Tenacemente come Heinrich Heine, Peter Handke persegue nella sua opera la via verso un'aperta verità. Egli appunta il suo sguardo poetico sul mondo senza riguardi verso l'opinione pubblica e i suoi rituali». Ma il conferimento fu impedito dal consiglio comunale di Düsseldorf (l'ente promotore e «pagatore») per le presunte posizioni a favore del dittatore serbo. Una simile situazione si reiterò nel 2014 con l'assegnazione del Premio Ibsen a Oslo addirittura con manifestazioni di piazza contro lo scrittore, considerato complice di Miloevi. Insomma Handke non è un poeta «puro», ma condivide con passione le lotte del suo tempo. Queste battaglie fanno parte del suo amore per i popoli e le culture degli slavi del sud, alcuni scrittori di questa aerea vengono segnalati con simpatia e competenza (anche linguistica) nel libro. Handke giunge perfino a prendersi a cuore la letteratura soraba, ovvero di quella ormai esigua minoranza che vive nella Lusazia tedesca ai confini con la Polonia. Più coinvolgenti sono i suoi testi sulle avanguardie austriache e sugli scrittori tedeschi, da Stefan Zweig ai suoi contemporanei.
Ma la vera primizia del libro I giorni e le opere è la pubblicazione degli interventi radiofonici di Handke tra il dicembre 1964 e il settembre 1966. Si tratta di testi redatti poco più che ventenne, che confermano lo straordinario entusiasmo di Handke per la letteratura. Il primo intervento riguarda La bella estate di Pavese, mentre in uno successivo si confronta con Pirandello.
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