Ben Affleck agente Cia salva vite a Teheran

Bravo, Ben. È il regista più brillante della sua generazione e al terzo film da lui firmato e interpretato, Ben Affleck vola in cima alla lista dei candidati all'Oscar per la migliore regia. Perché Argo (dall'8 in sala) ha molte frecce al suo arco di thriller politico dal sapore anni '70, tre quarti terrore e un quarto umorismo. A partire dalla tremenda storia vera che ha originato le due ore mozzafiato, acclamate ai festival di Telluride, Toronto e San Sebastian. Siamo nell'autunno 1979, dopo la rivoluzione iraniana: fanatici islamisti assaltano l'ambasciata Usa a Teheran, tenendo in ostaggio 520 cittadini americani per 444 giorni. Nel caos, 6 diplomatici americani scappano, trovando rifugio nell'ambasciata del Canada. A evacuarli da Teheran penserà l'agente Tony Mendez (Affleck), classico districatore di matasse CIA: alcolista, separato, sa il fatto suo. E improvviserà un finto film di fantascienza, perché il sestetto di falsi attori di Hollywood possa filarsela, con la scusa dei sopralluoghi in Iran. Giusto un pazzo poteva lasciarsi soffiare questa storia, raccontata nel 2007 da Joshuah Bearmann in un articolo (Escape from Teheran) sulla rivista Wired e prodotta per il grande schermo dagli assi del cinema politico Usa, Ben Affleck e George Clooney. «Da regista, dovevo coinvolgere il pubblico e attenermi alla verità della storia, aggiungendo qualcosa per evitare la narrazione piatta», spiega Ben nell'elegante completo grigio, adatto alla sua personalità riflessiva di laureato in lingue antiche. Con buona pace di chi pensava che l'ex-icona pop, già fidanzata con JLo, non potesse filmare al di fuori del New Hampshire o delle atmosfere bostoniane (Go Baby Gone), ecco servito un suspence complesso, a metà strada tra Tutti gli uomini del Presidente e I tre giorni del Condor, girato in Turchia, «perché non era pratico girare in Iran e mi si è spezzato il cuore, perché là nessuno parlava il farsi e nessuno che lo parlasse era disposto a partecipare al film: troppa paura delle rappresaglie», racconta Affleck, sposato con Jennifer Garner, madre dei loro tre figli. A metà carriera, Ben potrebbe ripetere l'exploit di The Town (150 milioni di dollari nel mondo e un Oscar), anche grazie a un cast di star: dall'oscarizzato Alan Arkin a John Goodman, tutti funzionano.

«Il cinema è una forma d'arte: non deve educare, o salvare la gente. Volevo solo rendere omaggio a chi ha dato la sua vita nelle zone di guerra», conclude Ben, che tra l'altro sostiene l'associazione dei Paralyzed Veterans of America.

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