Cultura e Spettacoli

Bergonzoni si e ci diverte a stravolgere la cultura

In "Trascendi e sali", l'attore mischia intuizioni geniali a grandi risate. Una forza della natura

Bergonzoni si e ci diverte a stravolgere la cultura

Una vertigine, un precipizio. Una voragine, ma non una voragine che si produce dentro la materia: piuttosto una voragine che esiste prima della materia, e la produce incessantemente intorno a sé. Il vortex di Democrito, atomi che a velocità infinita si muovono, si aggregano, producono l'universo del quale poi cercheremo il senso.

Uno spettacolo, sempre che spettacolo sia, di Alessandro Bergonzoni lascia basiti, sempre. E quest'ultimo, Trascendi e sali, più degli altri. Impossibile recensire Bergonzoni se non a prezzo di un'enorme malafede. Le nostre parole secondarie (tali le parole della critica) non possono abbracciare qualcosa che di secondario non ha in sé nulla.

Quasi tutti gli artisti lasciano aperti spiragli di secondarietà (pensiero, calcolo, astuzia) ma non tutti. C'è chi fa cose che solo la natura fa, al suo sorgere. Si può recensire un seme che si schiude? Si possono recensire le sorgenti del Nilo? Tutte le volte che ci capita di parlare di un artista mediocre, sentiamo che le nostre parole lo coprono, lo definiscono, lo esauriscono. Parlando però di Picasso, di Velázquez, di Dante si ha sempre l'impressione, veritiera, di aver tralasciato le cose più importanti, che non si sanno mai dire. Poi qualcuno riesce a dirle, ma paga il proprio sforzo con la scoperta di nuove cose non dicibili. Eppure l'arte aspira proprio a questo. A diventare natura, a presentarsi secondo le stesse leggi che fanno nascere le stelle, che fanno starnutire mia zia. È più misteriosa una stella o uno starnuto? Un antico Padre della Chiesa, Gregorio di Nissa, diceva che «solo lo stupore conosce». Se non sappiamo stupirci di fronte a una stella o a uno starnuto o a qualunque cosa che accade solo perché accade, la nostra intelligenza resta fragile.

Assistere a una performance di Alessandro Bergonzoni, e specialmente a Trascendi e sali (Elfo Puccini di Milano, sala Shakespeare, fino al 13 luglio) ci sparecchia dalla testa tutto ciò che la «cultura» ha prodotto in termini di addomesticamento del cuore e della testa. Noi sappiamo che leggeremo un «romanzo», che ascolteremo un «disco», che guarderemo un «quadro», ossia qualcosa - tanto per esplicitare il non-detto, che però c'è - che è soltanto un quadro, che in fondo in fondo non è che un romanzo, e poi si sa che le note sono solo sette.

Quando Bergonzoni dice, in questo spettacolo, che le note non sono sette, ma otto, e poi nove, il pubblico scoppia a ridere. Esiste un contratto: tu spettatore vieni ad assistere a quello che ritieni uno spettacolo comico, e paghi pure il biglietto con tanto di Siae, ed è giusto che io ti ripaghi facendoti ridere. E così sarà: qui si ride dall'inizio alla fine. Ma quello che l'artista ci dice è pazzesco, e non è affatto un gioco (la vulgata secondo cui Bergonzoni gioca con le parole è una suprema idiozia). Si conosce il mondo aggiungendoci qualcosa, si conoscono le note aggiungendone una. Siamo come i detective classici, che inventavano le prove per incastrare coloro che sapevano colpevoli.

Lui dice cose da brividi, e immediatamente dopo scatena la risata. Le cose da brividi sono dimenticate, da chi le vuole dimenticare. Ma lui sa che non tutti sono così. Tra coloro che si presentano ai vernissage c'è sempre qualcuno, nascosto fra i brindanti (tutti Danti che brindano) che capisce davvero i quadri, e sta zitto - forse proprio perché capisce...

La nostra civiltà si è costituita intorno a due principi complementari e insieme incompatibili. Il primo è il principio dell'erranza, da Ulisse all'Enciclopedia, secondo il quale tutto proviene da qualcos'altro, l'origine è irreperibile, forse non esiste nemmeno e comunque non ci riguarda. L'altro è il principio, sconcertante, inaccettabile, dell'origine: da Adamo fabbricato con la polvere ai genii loci che abitavano da sempre un bosco, una radura, un crocicchio. Qualcosa che prima non esisteva e ora esiste.

Il razionalismo umanistico/cartesiano, di cui tutti siamo figli, ha privilegiato il primo principio. Ma esiste anche l'altro, al quale non sappiamo bene assegnare delle parole: un balbettio, un sospiro, un mmmm, un biascichio primordiale da cui, come da un agglutinarsi di mugolii, grugniti, raschi nascono parole (quasi mistico il momento dello spettacolo in cui Bergonzoni si mette a cantare) e dalle parole frasi...

Teatrante? Scrittore? Artista visivo? I suoi sono spettacoli? Romanzi? Poemi? Installazioni? Non si può rispondere. Perché quella di Bergonzoni è pura Materia Prima. Ex nihilo. O forse no, basta una virgola. Era materia, prima... E adesso?

Ecco, un genio è questa cosa. Certo, non sarà Leonardo (ma poi, se lo sarà o no, che ne sappiamo noi?)

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