Bertolucci racconta due solitudini che convivono

Bertolucci racconta due solitudini che convivono

Era da The Dreamers, presentato fuori concorso dieci anni fa a Venezia, che Bernardo Bertolucci non girava film. Costretto da allora su una sedia a rotelle, confessa oggi di aver pensato «che la mia carriera cinematografica fosse finita. Poi, a poco a poco ho digerito la mia nuova condizione, ho imparato ad accettarla e così, in modo naturale mi è venuta la voglia di tornare dietro la macchina da presa, tenendo conto che l’avrei dovuto sempre fare da seduto e non più in piedi come ero abituato».
Io e te (fuori concorso), tratto dall’omonimo romanzo di Niccolò Ammaniti ne segna dunque il ritorno e con un opera in italiano, a trent'anni di distanza dalla Tragedia di un uomo ridicolo. Il film racconta sia una storia di claustrofilia che di claustrofobia. Il quattordicenne Lorenzo ha un super io che lo tiene lontano dal mondo: non gli piace, si basta da solo. La madre lo soffoca con il suo stargli addosso, il padre lo delude con la sua assenza. Finge di partire con la scuola per la tradizionale settimana bianca, e invece ha organizzato di ritirarsi nella cantina di casa: lui, la sua musica, i suoi libri e un formicaio sotto vetro comprato in un negozio di animali.
In quello che dovrebbe essere il suo «buen retiro» arriva però la venticinquenne sorellastra Olivia, figlia di primo letto, tornata per riprendere dalla cantina le cose lasciate in casa quando ne fu cacciata: aveva tirato una pietra alla nuova compagna del padre: «La odiavo perché me l’aveva rubato». È la coabitazione di due solitudini, complicata dai problemi di droga della ragazza, ma forse servirà a entrambi per affrontare in futuro la vita in modo diverso.
Foruncoloso, Lorenzo ha gli occhi enormi e azzurri di Jacopo Olmo Antinori, al suo esordio, una curiosa rassomiglianza on Malcolm McDowelll, Olivia è la siciliana Tea Falco, fotografa di talento (sue le immagini che appaiono nel film), bionda e irregolare nei lineamenti.


Una canzone in italiano di David Bowie, Ragazzo solo, ragazza sola (la versione fatta da Mogol di Space Oddity), su cui il film si chiude, ne riassume il senso: la troppa sofferenza, l’incapacità di comunicare e insieme la sua necessità.
SS

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