Blanco e la sua "cameretta" "Me la porto sul palco"

Partito il tour (esaurito) della rivelazione pop "Felice di rappresentare l'Italia all'Eurovision"

Blanco e la sua "cameretta" "Me la porto sul palco"

Dopotutto si capisce subito. L'abilità di stare sul palco non dipende dall'esperienza: o c'è oppure non c'è. Nel caso di Blanco c'è. E lo ha dimostrato l'altra sera al Fabrique di Milano, concerto numero tre (esatto, tre) della sua carriera partita a cento all'ora con alcuni brani strimmatissimi (neologismo che rende l'idea) e due primi posti in classifica: uno con il disco Blu celeste dell'anno scorso e l'altro con il brano Brividi che due mesi fa gli ha fatto vincere Festival di Sanremo con Mahmood. Intanto il concerto: mica una passerella di autotune e basi preregistrate, ma voce calda, potente e talvolta scassata dalla frenesia e dal peso di batteria potentissima e arrangiamenti più rock che pop.

E poi il pubblico.

«Questa è la miglior droga per me, meglio ancora di scopare», dice lui quasi subito, a torso nudo, calandosi forse senza neanche saperlo nell'iconografia anni '70 e '80 della rockstar sudata che amoreggia con gli spettatori. Sempre più abituato a spettacoli per un pubblico da scuola media (o anche meno), il concerto di Blanco ha la platea una volta tipica per i nuovi fenomeni pop, ossia mediamente tra i 16 e i 25 anni, forse più ragazze che ragazzi ma fa lo stesso. Blanco ha 19 anni appena compiuti (è nato a Brescia nel 2003) e parla ai suoi coetanei con un linguaggio sganciato dal dizionario trap o hip hop e fatto di immagini semplici, spesso tradizionali, mai o quasi mai sguaiate ma totalmente aderenti alla vita di qualsiasi ventenne. Blanco non racconta sogni o faide o crimini. Racconta la realtà della sua generazione, che è molto più complicata e profonda di quanto i trappers hanno cantato per anni. Figlio della provincia, Riccardo Fabbriconi detto Blanco, padre romano e mamma lombarda, «Blanchito Bebe» per i fan più fan, parla quel linguaggio lì e non è un caso che il suo tour abbia già trecentomila biglietti venduti e viaggi verso il tutto esaurito promettendo di diventare uno degli eventi dell'anno.

Da Belladonna (adieu), il suo primo brano ufficiale, passando per Amatoriale e Ruggine mai pubblicate su Spotify («Mi piace l'idea che alcuni brani possano essere ascoltati solo in concerto») fino a Mi fai impazzire scritto e cantato con Sfera Ebbasta. La scorsa estate è rimasto al primo posto per otto settimane, diventando uno dei più ascoltati in assoluto. E l'altra sera al Fabrique, è diventato il simbolo di quanto Blanco sia un cambio di passo nella musica italiana. A inizio canzone Sfera Ebbasta è salito all'improvviso sul palco con il volto coperto da un cappuccio, ma non ha cantato, non si è mostrato, ha soltanto incitato il pubblico quasi a lasciare il ruolo di protagonista solo a questo ragazzone con la passione per il calcio e il pudore per le parole. Ne usa poche, di parole, il minimo indispensabile, evviva. Come quando prova a spiegare la scenografia del palco (creata da Fabio Novembre a immagine e somiglianza della sua cameretta) però si impappina e chiude con un meraviglioso «vaffan... non sono buono a parlare, questa è la mia cameretta».

Basta la musica, no?

Prima del concerto, aveva riassunto in poche frasi tutto ciò che gli gira intorno. Ad esempio il debutto sul palco: «Ho trascorso molto tempo a guardare i concerti degli altri, quelli di Vasco e di Jovanotti soprattutto. Adesso tocca a me e non mi sembra vero». E s'è vista la sua passione. Poi i genitori: «A Sanremo avevo ansia che mi guardassero (dopo la vittoria è subito corso ad abbracciarli - ndr), ma adesso molto meno». E poi l'imminente Eurovision Song Contest di Torino, dove canterà Brividi con Mahmood. L'altra sera al Fabrique il pubblico era talmente sincronizzato che il coro copriva la voce. «All'Eurovision Mahmood ed io la canteremo tutta in italiano in versione ridotta per rispettare i tempi del regolamento. Siamo orgogliosi di rappresentare l'Italia.

Achille Lauro rappresenterà San Marino? Io non l'avrei fatto». E poi tanti saluti. «Blanchito bebe» riappare poi sul palco di fronte alla meglio gioventù scatenata ma non esagerata che ha trovato finalmente il pop giusto nel quale specchiarsi.

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