Andrea Griminelli è uno dei flautisti più bravi del mondo. Suona da decenni con i grandi, da Pavarotti a Sting a Bocelli, e domani sera al Palabigi di Reggio Emilia festeggia i 60 anni alla propria maniera, ossia con un concerto. Avrebbe dovuto essere un piccolo show ma, giorno dopo giorno, ospite dopo ospite, si è trasformato in un eventone: «Ora è una cosa più grande di me», spiega lui sorridendo. E dire che è abituato ai concertoni sin da quando ha suonato con Luciano Pavarotti all'Opera di Chicago nel 1984. Da allora la sua è diventata una carriera trionfale che lo ha portato a esibirsi in tutto il mondo con i repertori più complessi e raffinati.
Stavolta però la star è lei.
«Il primo ad aderire è stato Andrea Bocelli, poi ho chiesto al mio testimone di nozze Sting che ha detto subito di sì nonostante arrivi da New York e non dalla vicina Toscana».
E adesso?
«Adesso di sicuro posso dire che sul palco ci saranno circa 250 persone. Il coro di 140 adulti e 50 bambini, più l'orchestra sinfonica».
Una sorta di Griminelli & Friends, dopo i grandi concerti di Luciano Pavarotti.
«Ho invitato anche Nicoletta Mantovani, con la quale sono rimasto molto amico. Non a caso nel concerto ci sarà anche un tributo a Luciano».
Ma potrebbe essere Griminelli a raccogliere il testimone di Pavarotti per eventi che mescolano pop e lirica?
«Beh, io di certo non sono Pavarotti. Questa volta compio sessant'anni e ha un senso. Il prossimo anno mah, non penso proprio. Non credo possa diventare un appuntamento seriale. Io non me la sento. Però uno come Bocelli potrebbe farlo...».
Allora com'è il cast a questo punto?
«Arriveranno Zucchero che farà Così Celeste, poi Sting con le sue versioni di Englishman in New York, Fragile e Roxanne, Bocelli con Rondine al nido di Vincenzo De Crescenzo. E ancora Renato Zero, il grande Beppe Carletti dei Nomadi, Amii Stewart, Sumi Jo, Irene Fornaciari, e Gheorghe Zamfir, un virtuoso del flauto di Pan che ha suonato in Cockeye's Song di Ennio Morricone nella colonna sonora di C'era una volta in America e anche in Kill Bill: Volune 1».
Si sarebbe immaginato una serata del genere quando a dieci anni ha iniziato a suonare il flauto?
«Tutto è accaduto così, passo dopo passo. Vengo da Correggio, come Ligabue. Lui faceva rock, io classica ma ci conosciamo da sempre.
Anche con il suo manager Claudio Maioli ho un bellissimo rapporto sin da quando eravamo ragazzini. I miei genitori e i suoi avevano i negozi vicini, i miei di elettrodomestici, i suoi di canne da pesca. Sono ricordi che ci accompagneranno per sempre».
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