Cultura e Spettacoli

"In Bombshell racconto le molestie e il lato oscuro del giornalismo negli Usa"

L'attrice interpreta l'anchorwoman Megyn Kelly: "Queste donne erano vittime ma non angeli"

"In Bombshell racconto le molestie e il lato oscuro del giornalismo negli Usa"

Avrebbe dovuto uscire al cinema il mese scorso, invece arriva su Amazon Prime Video (dal 17 aprile) Bombshell, storia di distanze sociali non mantenute quando la loro trasgressione non era motivo di allarme sanitario ma aveva a che fare con le molestie sessuali sul luogo di lavoro, il potere, l'ambizione professionale. Diretta da Jay Roach e con un cast bombastico come il titolo, formato da Charlize Theron, Nicole Kidman e Margot Robbie, il film racconta un episodio che anticipa di un paio di anni la rivoluzione culturale in seguito allo scandalo Weinstein e ai movimenti #Metoo e Time's up.

È la storia di Roger Ailes, potentissimo uomo dei media americani, direttore di Fox News, consulente della comunicazione di Richard Nixon, Ronald Reagan e George H. W. Bush, che, nel 2016 dovette dimettersi dai vertici del network televisivo di Rupert Murdoch dopo che alcune giornaliste portarono alla luce anni di ricatti sessuali. Fra queste ci furono due volti televisivi famosi: Gretchen Karlson e Megyn Kelly, donne combattive e ambiziose, spesso in competizione fra loro, che decisero di porre fine a una situazione di abusi che si perpetrava da neo assunta a neo assunta. Gretchen Karlson, interpretata nel film da Nicole Kidman, fu la prima a denunciare e per qualche tempo fu lasciata sola, poi altre colleghe si unirono, la più famosa delle quali fu appunto Megyn Kelly, popolare conduttrice prima molto amata e poi odiata dai conservatori, soprattutto a causa della diatriba con Donald Trump agli inizi della campagna elettorale che lo porterà a diventare il 45mo presidente degli Stati uniti. La Kelly gli chiese conto dei suoi atteggiamenti nei confronti delle donne. Charlize Theron, che è anche la produttrice del film, la interpreta. «Bombshell è la storia di un gruppo di esseri umani complicati che sono usciti allo scoperto e hanno ottenuto un risultato notevole»

Il suo personaggio è uno di questi esseri umani complicati...

«Avevo qualche perplessità a interpretarla. Lei è così distante da me, per idee e pensiero politico, ma poi l'ho fatto e ne sono felice, perché, invece, abbiamo molto in comune».

Cosa?

«La passione per il lavoro, prima di tutto. Posso immedesimarmi nella sua determinazione e nel suo bisogno di dimostrare appieno le sue capacità. Mi riconosco nella sua ambizione».

L'ambizione di una donna spesso è giudicata male?

«Sarebbe ora che certi pregiudizi cessassero. L'ambizione in un uomo è buona cosa, in una donna no. Una donna ambiziosa è una stronza».

Film come questo aiutano?

«Aiutano. Trovo sempre molto interessante qualsiasi progetto che abbia una forma di trasparenza rispetto a cosa significa essere donna. Quelle che ritraiamo nel film non sono mammolette. Sono donne vere con le loro vite e carriere complesse, donne competitive, ambiziose, disposte al compromesso. Il film racconta la loro storia e questo mi ha convinto».

Grazie a protesi agli zigomi lei è sparita nel suo personaggio.

«Le protesi mi hanno aiutata, ma lo ha fatto anche studiare il timbro di voce e il suo modo di fare televisione. Ho visionato il tantissimo materiale video che esiste su Kelly ed ho capito una cosa: anche dopo quegli atteggiamenti equivoci e le molestie la Kelly continuò ad ammirare Roger Ailes».

Sindrome di Stoccolma?

«Non credo. C'era qualcosa in lui che non le permise mai di detestarlo. Kelly sapeva e continua a sapere di essere diventata la professionista che è anche grazie a quell'uomo».

Poi c'è il rapporto fra donne, fra colleghe. Megyn Kelly prima lasciò sola Gretchen Karlson, poi venne in suo aiuto.

«Queste donne non sono mai state amiche. Sempre in competizione l'una con l'altra a un certo punto qualcosa scatta e agiscono insieme, ma non credo che la solidarietà femminile abbia avuto un ruolo importante. Piuttosto è stata l'onestà intellettuale a prevalere, l'urgenza di smettere di girarsi dall'altra parte».

Bombshell non è insomma una storia netta, in bianco e nero.

«C'è molto grigio in questo racconto.

Le donne non sono completamente agnelli e gli uomini non sono del tutto lupi».

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