Approdare alla Warp, etichetta di riferimento per l'elettronica indie a partire dagli anni '90, ha assunto un significato davvero particolare per Brian Eno. Mentre la maggior parte degli smanettatori del laptop non è rimasta traccia - l'elettronica da tempo ha smesso di innovare- il leggendario fondatore dei Roxy Music (1972) continua imperterrito a sperimentare soluzioni sonore estreme, sempre più spesso al confine con le arti visive e al passo con la tecnologia. Il 2012 è stato un anno importante, a cominciare dalla pubblicazione di Lux, un album in soli quattro movimenti incisi appunto per Warp che rimanda ai vecchi lavori ambientali come Music for Airports (1978) e Music for Films (1979): 75 minuti di ascolto piacevole e lineare, con la consueta tecnica di brani che non crescono ma avviluppano in una specie di loop sonoro senza fine né inizio, immerso in quel continuum spazio-temporale desunto, evidentemente, da Andy Warhol.
Il disco nasce dall'installazione realizzata la scorsa estate per la Reggia di Venaria, la Versailles torinese. Eno, peraltro, non è nuovo a tentativi di dar corpo alla sua musica producendo suoni che entrino a dialogare con spazi architettonici o con opere d'arte. Anni fa compose la sonorizzazione per i Dormienti di Mimmo Paladino, ma questa volta il confronto è risultato ancor più complicato vista la potenza della galleria juvarriana in cui ha allestito il suo intervento. Da «Music for the Great Gallery of Venaria» è nata l'applicazione per iPad Scape, scaricabile a 5.90 euro, concepita insieme a Peter Chilvers, compositore di colonne sonore per videogames, al secondo esperimento del genere dopo Bloom. Scopo del gioco è quello di creare ciascuno le proprie musiche semplicemente spostando le icone all'interno di forme geometriche. All'interno del menu è presente una serie di tracce composte dallo stesso Eno, che funzionano da guida per quello che l'autore ha definito come il tentativo di musica autogenerativa che si sposa con la geometria astratta della grafica accattivante e sintetica.
La definizione più corretta del lavoro è paesaggi sonori creati da macchine che interagiscono con la curiosità dell'utente. È forse il passo definitivo verso l'annullamento della figura del producer che Eno ha applicato con prorompente personalità, reinventando sostanzialmente il suono di David Bowie e U2, Talking Heads e Coldplay? Formatosi nell'ambiente contemporaneo e attratto dal giro Fluxus dove John Cage recitava il ruolo di guru, si presenta in abiti stravaganti, tra boa e piume di struzzo, per il debutto con i Roxy Music in cui suona tastiere e macchine nei primi due album, ma a differenza del frontman Brian Ferry preferisce agire dietro le quinte senza l'ansia del palcoscenico.
Poiché la genialità ne chiama altra, Eno incontra tutti quei musicisti assetati di sperimentazione e avanguardia, a cominciare da Robert Fripp, ex leader dei King Crimson, quindi Robert Wyatt e naturalmente David Bowie. Ma siccome il suo universo di riferimento va oltre la musica, riuscirà a inventare situazioni molto in anticipo, ad esempio i Non Luoghi ben prima di Marc Augé, addirittura ad anticipare la modernità liquida di Zygmunt Bauman. Nasce con Eno la categoria di «ambient music», ovvero una sonorità orizzontale che supera la forma canzone, espressione immateriale di quella «coolness» che domina ormai da decenni l'arte contemporanea, il design e l'architettura d'interni.
Nonostante l'apparente piattezza del soggetto, Eno riesce sempre a fuggire la banalità e la ripetizione di sé, andando a cercare nuovi stimoli per esempio nella World Music e nel Nu Jazz.
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.