Dal cabaret all'Oscar. Il guitto triste che ha vinto tutto

Soffriva da tempo di problemi economici e di forte alcolismo

«Robin Williams era un pilota, un dottore, un genio, una nanny, un presidente, un professore, un “bangarang” Peter Pan. Era unico. Arrivato nelle nostre vite come un alieno, ha finito per toccare ogni parte dello spirito umano». Nelle poche righe di commiato di Obama (a proposito, complimenti a chi gliele scrive con la citazione di una sequenza di Hook - Capitan Uncino di Spielberg con l'intraducibile “bangarang”) c'è tutta la parabola artistica di uno degli interpreti hollywoodiani più amati che la scorsa notte, a 63 anni, ha scelto di andarsene nel momento in cui la depressione ha avuto la meglio sulla voglia di vivere. Secondo quanto comunicato dalla polizia si è impiccato con una cintura nella sua casa a Tiburon, in California. Robin Williams nella sua sterminata e molto altalenante filmografia aveva già avuto a che fare con la morte tentando di superarla, ricordiamo L'uomo bicentenario di Chris Columbus, Patch Adams di Tom Shadyac e, soprattutto, Al di là dei sogni di Vincent Ward. Pellicola non di successo ma da lui particolarmente amata, in cui il suo personaggio cerca di salvare la moglie vicina al suicidio per la depressione.

Ora, paradossalmente, è la sua compagna, la graphic designer Susan Schneider sposata nell'ottobre 2011 dopo tre figli e due divorzi di cui si lamentava, a rimpiangerlo: «Questa mattina ho perso mio marito e il mio migliore amico. È nostra speranza che l'attenzione non si concentri sulla morte di Robin ma sugli innumerevoli momenti di gioia e sulle molte risate che lui ha provocato in milioni di persone».

Ma arte e vita nei grandi artisti si fondono e così oggi diventa importante una notizia pubblicata distrattamente appena un mese fa dal Los Angeles Times con il ricovero dell'attore in una clinica specializzata per «perfezionare» la sua sobrietà. Ma era già accaduto nel 2006. Così il passato, tra alcool e droghe, torna prepotente nella biografia di questo grande attore che è stato l'ultimo, insieme a Robert De Niro, a incontrare John Belushi, la notte del 1982 in cui l'altro mito «comico» di Hollywood ci lasciava, per una overdose nel mitico Hotel Chateau Marmont. Nel 2009 Williams si è sottoposto a un intervento alla valvola aortica su cui, come al solito, ha scherzato al Letterman Show: «Ho una valvola di mucca e il pascolo è stato divertente».

Quel giorno indossava una maglietta con una grande cuore proprio come il suo che lo aveva portato a sostenere economicamente la fondazione dell'amico Christopher Reeve. Peter Pan aveva incontrato un Superman parecchio depresso e nella stanza dell'ospedale gli aveva urlato: «Girati!». L'attore paraplegico invece di offendersi - non poteva certo voltarsi - scoppiò in una risata e disse: «Se posso ridere posso anche vivere». Ecco il Patch Adams - il film è del 1988 - che con la sua «risoterapia» salva gli altri ma non se stesso.

Perché alla fine Williams era un grandissimo cabarettista prestato al cinema. Caratteristiche riconoscibili già in una delle sue prime apparizioni televisive con l'alieno Mork in un memorabile episodio del 1978 di Happy Days da cui, per il grande successo, nacque la serie Mork e Mindy con il saluto cult «nano-nano». Subito dopo Robert Altman lo scelse per lo sfortunato Popeye - Braccio di ferro del 1980 mentre con Il mondo secondo Garp di George Roy Hill inizia a essere notato dalla critica che lo acclama nel 1987 in Good Morning Vietnam! di Barry Levinson. Prima nomination all'Oscar a cui segue quella per L'attimo fuggente di Peter Weir che, tra «carpe diem» e la citazione di Walt Whitman «O capitano, mio capitano...», con gli studenti in piedi sul banco, diventa l'inno portabandiera della stessa generazione cresciuta con Mork.

L'ambita statuetta arriva finalmente nel 1997 grazie allo psicologo di Matt Damon in Will Hunting - Genio ribelle di Gus Van Sant dopo una serie di grandi interpretazioni, da Cadillac Man - Mister occasionissima di Roger Donaldson, a Risvegli di Penny Marshall in duetto con De Niro, e poi La leggenda del re pescatore di Terry Gilliam, il grande successo nel doppio ruolo di Mrs. Doubtfire - Mammo per sempre di Chris Columbus fino a Piume di struzzo di Mike Nichols remake del nostro Il vizietto . Più recentemente aveva confermato le sue capacità di attore drammatico nell'ambiguo One Hour Photo di Mark Romanek e in Insomnia di Christopher Nolan.

Un grande interprete che vedremo nei prossimi mesi ancora una volta a tutto campo al cinema nel drammatico Boulevard di Dito Montiel e nei più spensierati Una notte al museo 3 - Il segreto del faraone di Shawn Levy dove torna a interpretare Roosevelt e nella commedia natalizia Merry Friggin' Christmas di Tristram Shapeero.

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