La (solita) campagna elettorale dei vip rossi contro Giorgia Meloni

Non hanno argomenti validi ma solo slogan, eppure se la credono tantissimo: sono gli artisti e gli influencer rossi che provano a parlare di politica

La (solita) campagna elettorale dei vip rossi contro Giorgia Meloni
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Quando la politica diventa strumento di consenso social, non per i politici ma per chi nella vita si occupa di intrattenimento, vuol dire che si è rotto qualcosa. Ormai la questione è diventata anche monotona, anche perché le cose sono due: o i cantanti che in questi giorni affilano i coltelli contro i leader politici e del centrodestra, guarda caso, lo fanno in particolare contro Giorgia Meloni, lo fanno perché sanno che così guadagnano qualche like, oppure sono manovrati da qualcuno. Togliendo pochi, che in realtà usano da sempre l'attacco politico per slogan, buttando nella mischia qualche accusa di fascismo a caso per raggranellare qualche "mi piace", tutti gli altri si sono svegliati giusto giusto a ridosso delle elezioni.

È come se, ma magari non è così, gli artisti e gli ingluencer siano stati arruolati per sponsorizzare la battaglia dei kompagni. C'è chi sponsorizza borse, chi sponsorizza scarpe e abiti e chi sponsorizza il Pd. Forse pensando sia più onorevole e più "alto" come tema, ma a volte gli utenti preferiscono vedere una onesta pubblicità di qualche barretta energetica piuttosto che un'occulta sponsorizzazione politica. Anche perché i temi che vengono portati per attaccare il centrodestra sono piuttosto scarsi, a tratti perfino ridicoli. Ma non c'è da dare la responsabilità agli artisti per questo, perché utilizzano gli stessi argomenti degli stessi politici del Pd in campagna elettorale. Se a sinistra, chi la politica la fa di professione, non riesce a creare un dibattito sul merito e si limita a insultare gli opponenti, come si può pretendere che siano gli artisti e gli influencer a farlo? Non si può.

Tuttavia, quel che fa tenerezza dei cantanti simil-impegnati e delle varie influencer di City Life, è che loro credono davvero in quel che dicono e non si rendono conto che invece di apparire dotti ed elevati con i loro interventi, suscitano un senso di fremdschämen. È una parola tedesca che indica la sensazione di imbarazzo per qualcosa che hanno fatto terzi. Ed è comprensibile la confusione di questi personaggi nel non capire perché questo accade, visto che fremdschämen non ha una traduzione letterale in italiano. E così, tra un "hi guys" e un altro cadono nella fake news a buon mercato oppure si sforzano nel creare un post social paraculi, meno furbi di chi si limita a pubblicare storie che durano 24 ore, senza però mai menzionare i partiti e i leader di riferimento e utilizzando argomenti che in 10 minuti verrebbero smontati. Tempo che noi che lavoriamo tutti i giorni seriamente per informare (senza fake news) i lettori preferiamo dedicare ad altro.

Ps: abbiamo volontariamente scelto di non fare nomi e cognomi in questo articolo perché, tanto, cambiano i personaggi ma non cambiano i contenuti. Che non esistono.

Dei falsi rivoluzionari radical chic che vogliono irretire qualche povero stolto con argomenti di lotta rossa intrisi di una stantia e inensistente superiorità morali dall'alto dei loro attici di City Life a Milano o dalle loro ville con piscina sul mare in qualche località amena ma cool, ci piacerebbe iniziare a fare a meno.

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