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"Canto contro la nostra epoca che si consuma al cellulare"

La popstar batte tutti con "Shallow": "Per essere qui ho fatto cose che mi hanno traumatizzato e torturato"

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«Quando mi è stata consegnata la statuetta, l'ho guardata. L'ho guardata negli occhi e ho visto molto dolore». Lady Gaga nel backstage degli Oscar racconta l'esperienza della vittoria dell'Oscar per la migliore canzone originale, Shallow, da A star is born, e racconta l'esperienza che l'ha portata a questa vittoria. Un'esperienza da vera artista, fatta di dolore, di sudore, di insuccessi e battaglie, prima perse e poi vinte. Le stesse che sono state raccontate nel film che l'ha portata all'Oscar.

Cos'ha visto negli occhi di Mr Oscar, Lady Gaga?

«Ho visto tutto ciò che ho passato per arrivare qui. Non è stato un lavoro facile, niente mi è stato regalato ed è per questo che sono così orgogliosa di essere salita su quel palco con gli amici con cui ho scritto Shallow (Mark Ronson e Anthony Rossomando, coautori, ndr), la canzone che mi ha portato qui».

Ci racconta come è nata Shallow?

«Ci siamo seduti in una stanza ed è venuta fuori. Io ero al piano, Anthony alla chitarra, tutti avevamo le cuffie, c'era un'atmosfera cheta, di silenzio quasi mistico e ho iniziato ad abbozzare: Tell me something... Subito abbiamo capito di essere sulla strada giusta, era come se qualcuno ci abbracciasse. Credo che questa canzone abbia il potere di abbracciare, di fare sentire malinconia e trionfo insieme e poi naturalmente c'è il contesto del film, la direzione di Bradley Cooper hanno fatto il resto, ha messo Shallow nel cuore della gente. Senza Bradley, e senza la sua incredibile voce, questa canzone non avrebbe avuto il successo che ha avuto».

Ce ne spiega il significato?

«Shallow significa poco profondo. Viviamo in un mondo dove la profondità è venuta meno. Siamo tutti attaccati al nostro cellulare. Un telefonino sta diventando la nostra realtà. Questa canzone vuole non solo creare conversazione ma anche dire lei stessa qualcosa. Io stessa vorrei non essere sempre in superficie, vorrei navigare acque più profonde e credo che come me questo sia il desiderio di molti. In un'epoca molto superficiale ci sono momenti, ci sono canzoni che ci permettono di abbracciarci, di prenderci la mano e andare un po' più a fondo, nuotare insieme nella profondità dell'oceano della vita».

La performance sul palco, lei e Cooper vicinissimi, ha emozionato.

«Ieri, durante le prove di quel duetto, Bradley mi ha detto: Portiamo un po' di gioia agli Oscar. E io ho detto ok, e ne è venuta fuori di gioia, moltissima, almeno per me».

Avete sempre cantato dal vivo anche nel film vero?

«Sì, ogni canzone è cantata dal vivo, registrata dal vivo affinché potesse risultare reale e Bradley è stato fenomenale, cantava, recitava e dirigeva. Vorrei che davvero tutti capissero quanto brillante è Bradley, come attore, regista, sceneggiatore, produttore e musicista».

Sul palco, con la statuetta in mano, ha parlato delle difficoltà che l'hanno portata fino a qui.

«La gente di me conosce solo l'involucro. La gente vede gli attori sul palco, in un bel vestito, sorridenti ma la strada per arrivare a quei sorrisi è stata lunga. Noi siamo gli architetti di noi stessi e per creare Lady Gaga ho fatto molte cose che non mi aspettavo mi avrebbero spezzato, traumatizzato e torturato. E la verità è che tutti coloro che sono saliti su quel palco hanno avuto la stessa esperienza. Siamo amici, siamo fratelli accomunati dalla voglia di guarire dai traumi che questo mondo, che l'essere artisti provoca. La verità è che si tratta di lavoro duro, non adatto ai cuori deboli».

E adesso?

«E adesso voglio continuare ad essere me stessa. Continuare a combattere per le cose in cui credo. Io amo fare musica, amo fare arte, ho amato essere un'attrice».

Lei è un'icona gay, come se lo spiega?

«Credo che sia per il fatto che cerco sempre di essere me stessa. Una delle cose più difficili nella vita è essere coraggiosi abbastanza da essere sempre se stessi.

Vorrei dire un'altra cosa: mi piacerebbe che un giorno cerimonie come queste, come gli Oscar, non fossero più caratterizzate da categorie separate come miglior attore e migliore attrice ma fossero simbolo di inclusione per tutti».

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