Cultura e Spettacoli

"Che fatica essere il Signore dei corvi Se volano via, il Regno crolla..."

Christopher Skaife racconta il lavoro di Ravenmaster nella Torre di Londra

"Che fatica essere il Signore dei corvi Se volano via, il Regno crolla..."

Christopher Skaife, venticinque anni di carriera militare immacolata nell'esercito di Sua Maestà, da quattordici è il Ravenmaster, ovvero il guardiano dei gioielli della Corona e dei corvi della Torre di Londra, quelli che, secondo la leggenda, nel caso volassero tutti via causerebbero, niente meno, che la fine del Regno. Si capisce quindi che essere Il signore dei corvi, come si intitola il suo memoir (Guanda, pagg. 248, euro 18) ricco di aneddoti e humour britannico, non sia un'impresa leggera; e questo benché la leggenda, come spiega lui stesso al telefono da Londra, sia stata in realtà confezionata in epoca vittoriana: «Ma da queste parti siamo molto superstiziosi, ed ecco perché ci sono ancora i corvi... finché sono lì, tutto va bene. Devono scappare tutti e sette, perché il Regno crolli».

I corvi non sono animali qualunque di cui prendersi cura: per esempio, hanno la tendenza a volare via. «Per me è una preoccupazione costante. Sono animali molto intelligenti ma, dal punto di vista pratico, è come dover gestire sei bambini liberi in un negozio di giocattoli... Bisogna pensare al loro nutrimento, alla loro salute, e poi ciascuno ha la sua personalità: c'è quello rumoroso, quello timido, quello felice, e io devo conoscerli». Anche Skaife ha dovuto prendere confidenza con i veri padroni della Torre, all'inizio: «Avevo 40 anni. Il precedente Ravenmaster mi portò in una gabbia con due corvi enormi, che mi fissavano. Poi mi disse: gli sei piaciuto. Era un test, per essere sicuro che io non fossi spaventato, e che loro non mi rifiutassero». Non ha mai paura? «No. Solo qualche volta, quando si arrabbiano. Sono uccelli grandi e maestosi. Comunque ho quattro assistenti, perché a volte possono essere pericolosi: sono imprevedibili, mi potrebbero cavare un occhio in un attimo». A proposito di cibo, Skaife compra la carne ogni giorno allo Smithfield Market, dove si prende la briga di «inzuppare i biscotti nel sangue», una vera delizia per i corvi, che mangiano poi ratti, topi, pollo, uova bollite. I corvi della Torre sono «dei veri ladri», che si dilettano a rubacchiare ai turisti, per esempio guanti («ne conservo quattordici, tutti spaiati, presi dal nostro nuovo cucciolo»), anelli, oggetti luccicanti; e non amano troppo i selfie: «Non è una buona idea farsi un selfie vicino a un corvo, potrebbe prenderla come una invasione del suo spazio e arrabbiarsi». Alcuni, come la sua preferita Melina («siamo grandi amici, fra noi c'è un vero affetto»), sono molto «fotogenici» e seguitissimi sui social; del resto quello dei guardiano della Torre è un mestiere che implica l'essere «sempre in vetrina», perennemente sotto i flash: «Però non è la persona che conta, è l'uniforme che portiamo». Una divisa «comodissima», giura Skaife, tranne quella di gala, con la gorgiera, che tocca indossare in occasioni ufficiali, come quando arrivò la Regina Elisabetta, nel 2014. «Ho fatto la foto con il mio capo... Un onore immenso».

Secondo Skaife, così deliziosamente British, il suo è «il lavoro migliore del mondo»: «È divertente e fuori dal comune. Amo stare vicino ai corvi e osservarli, sono così simili agli umani. E poi sono l'unico Ravenmaster al mondo».

La domanda più comune da parte dei turisti ai guardiani della Torre? «Dov'è la toilette?».

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