Il mega contratto a Fabio Fazio non solo ha sollevato un'indignazione popolare, non solo ha coalizzato quasi tutte le forze politiche contro la scelta dei vertici Rai, non solo ha provocato esposti alla corte dei Conti, all'Anac e in Procura, non solo ha creato malumori all'interno dell'azienda, ma in più rappresenta un vulnus anche per Raitre. Perché con la migrazione di Che tempo che fa su Raiuno, il terzo canale nella prossima stagione televisiva resta sprovvista del suo conduttore principale, delle prime serate della domenica sera e anche del Rischiatutto. Non si sa infatti se il game di Mike Bongiorno che con grande amore e desiderio Fazio ha riportato in vita e che ha avuto un buon riscontro di pubblico tornerà in onda, ma in ogni caso, a rigor di logica, se venisse rifatto seguirebbe il suo conduttore sulla rete ammiraglia.
Insomma, la terza rete, sulla carta, appare svuotata e indebolita. Oltre a Fazio, ha perso anche Gazebo di Diego Bianchi, in arte Zoro, migrato su La7. E, per altri versi, sembra un rifugio per tutti quei personaggi, giornalisti, volti della sinistra «storica», o come la si voglia chiamare, da Gad Lerner a Michele Santoro a Bianca Berlinguer. Quasi un ritorno alla Telekabul di un tempo, ma con meno potenza di quando la governava Sandro Curzi. Forse si tratta semplicemente di dare alla rete un profilo più coerente e di completare la divisione di compiti dei tre canali principali, resta il dubbio che, dall'alto, ci sia l'intento di ridurre Raitre a una piccola rete in cui confinare, appunto, i giornalisti-star che non sono riconducibili all'area renziana in modo da annacquarli ma senza cacciarli dall'azienda, cosa che farebbe di loro dei martiri (e di martiri la Rai ne ha avuti già abbastanza). Comunque tutti professionisti amati dalla direttrice Daria Bignardi, che però con una Raitre siffatta faticherà a tenere il passo e risultati di ascolto. Lei, che già ha dovuto affrontare momenti difficili come la chiusura di Ballarò e la sua sostituzione con il fallimentare Politics, ora si trova a ricostruire da capo una rete. Nel suo palinsesto restano format storici e punti saldi come Chi l'ha visto, Report, Presa diretta e i documentari di Alberto Angela. Per il resto del palinsesto serale ha a sua disposizione Cartabianca al martedì (e in preserale tutti i giorni) e Santoro al giovedì, che passa su una rete a lui più consona ma che non ha più l'appeal, il potere e gli ascolti di un tempo su Raidue come hanno dimostrato gli ultimi esperimenti come M. Al venerdì, pausa dall'informazione con i cicli di film italiani. Troveranno spazio in prime time anche le belle inchieste di Alberto Matano sugli innocenti in cella.
Ma alla domenica cosa andrà in onda al posto di Che tempo che fa? La Bignardi sta pensando a vari programmi tra cui un nuovo format che dovrebbe chiamarsi Andiamo a governare, sulla falsariga del brano di Rovazzi, che racconta di una strada, un quartiere o un piccolo centro che viene messo in condizione di «autogovernarsi». Magari un esperimento interessante, ma che certamente otterrà ascolti molto più bassi dello show di Fazio, che veleggiava tra il 12 e il 14 per cento di share. Sarà dura trovare un programma che si avvicini a quei risultati e comunque ci vorrà molto tempo. Così non verrà neppure «disturbato» il nuovo Che tempo che fa in onda su Raiuno.
Nel resto del palinsesto l'intento è valorizzare i format introdotti o reintrodotti la scorse stagioni: e quindi le inchieste di Gad Lerner, le Storie di Massimo Gramellini che andranno a sostituire Gazebo dal lunedì al venerdì alle 20,30, FuoriRoma di Concita De Gregorio, Stato Civile sulle prime unioni
gay, Bambin Gesù, sulla vita in ospedale dei bambini malati. Insomma una rete seria seria, tutta indirizzata all'approfondimento, lasciando l'intrattenimento e l'innovazione al primo e secondo canale. Una rete di nicchia?- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.