"Chi è Elena Ferrante? La traduttrice Anita Raja"

Il Sole 24 Ore svela l'identità della scrittrice a partire dai compensi ricevuti dall'editore

"Chi è Elena Ferrante? La traduttrice Anita Raja"

Non seguire le trame. Non seguire Napoli. Segui i soldi. È così, setacciando la pista «finanziaria», «figlia del nostro bagaglio di storia e di competenze» come ha scritto ieri il direttore del Sole 24 Ore, che il quotidiano ha ricostruito e rivelato quella che sarebbe l'identità di Elena Ferrante. Nome di battesimo, dice l'inchiesta, Anita Raja. Un nome non nuovo all'argomento, per chi sia appassionato alla quadrilogia dell'Amica geniale e ai misteri (e ai molto mediaticamente ammiccanti svelamenti) sull'identità della sua autrice. Questa volta Claudio Gatti, autore dell'inchiesta pubblicata da Il Sole 24 Ore, Frankfurter Allgemeine Zeitung, Mediapart e New York Review of Books, avrebbe scovato le «evidenze contabili»: cioè i guadagni della signora Raja, sessantatré anni, traduttrice dal tedesco proprio per le Edizioni e/o, che pubblicano i romanzi della Ferrante (è stata anche «coordinatrice della Collana degli azzurri», che ha pubblicato «un totale di tre o quattro libri, tra cui il primo romanzo di Ferrante»). Anita Raja è la moglie di Domenico Starnone, lo scrittore che in passato è stato sospettato a sua volta di essere il vero autore dei romanzi; ma le ipotesi sono state varie, per esempio che dietro il nom de plume si nascondessero gli editori di e/o Sandra Ozzola e Sandro Ferri, oppure la professoressa universitaria Marcella Marmo, o gli scrittori Goffredo Fofi e Erri De Luca (che ieri ha detto: «A chi volete che importi? A me come lettore di un autore non interessa l'identità, ma l'opera») o, infine, una doppia (o magari tripla) firma.

Però i soldi, cioè i compensi versati dall'editore a Raja, dicono che sarebbe lei, fra tutti, la beneficiaria principale del successo della Ferrante: in parallelo ai guadagni della casa editrice (i cui ricavi nel 2014 sono aumentati del 65% rispetto al 2013, mentre nel 2015 sono saliti di un ulteriore 150 per cento), Raja avrebbe ricevuto da e/o dei compensi che, scrive Gatti, «nel 2014 sono aumentati di quasi il 50%, mentre nel 2015 hanno fatto un ulteriore balzo di oltre il 150 per cento»: insomma sarebbero «le somme generate dai diritti di autore». Dopo il successo enorme anche all'estero, gli introiti di Raja sono aumentati vertiginosamente. Non solo: la signora ha acquistato (da sola) un appartamento di sette vani in una zona «nobile» di Roma, una casa in campagna in un paesino chic della Toscana; mentre «quattro mesi fa, nel giugno scorso» il marito «risulta aver comprato un altro appartamento a Roma», vicino a quello della moglie: undici vani e mezzo, 227 metri quadri, ultimo piano, valore circa 1,2-2 milioni. Perché il marito? Perché «quando un coniuge ha già una casa intestata conviene sempre che la seconda sia intestata all'altro».

Bisogna dire, e Gatti stesso lo dice, che Dagospia sosteneva già da tempo che Elena Ferrante fosse Anita Raja.

L'inchiesta del Sole mette in luce anche alcuni aspetti della sua autobiografia: sua madre non era una sarta napoletana bensì un'insegnante, ebrea polacca nata a Worms in Germania; Anita-Elena non avrebbe sorelle ma un fratello e avrebbe vissuto a Napoli solo per i primi tre anni della sua esistenza. Poi è sempre stata a Roma. Sandro Ferri, parlando per e/o, ha detto al Sole: «Siamo abbastanza seccati da questa violazione della privacy, nostra e di Ferrante». Allora la privacy è andata davvero in frantumi?

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