Era ora. Un film su di lui. Giuseppe Fava è uno dei giornalisti che hanno pagato con la vita la propria coerenza nella battaglia contro la criminalità organizzata. Ed è, probabilmente, il giornalista più sfruttato e meno celebrato, più sventolato come bandiera e meno ricordato ufficialmente (specialmente al confronto con altri simboli recenti che godono di ogni omaggio e di ogni tutela pur avendo avuto meno coraggio). Siciliano di Palazzolo Acreide in provincia di Siracusa ma catanese adottivo, classe 1925, è stato ucciso nel gennaio 1984 e per il suo assassinio sono stati condannati alcuni membri della cosca di Santapaola. Denunciò, lui che fu caporedattore dell'Espresso Sera, direttore responsabile del Giornale del Sud e fondatore de I Siciliani, la pericolosa, sanguinaria connivenza di tanta politica con la mafia. E pagò con la vita. Bang!
Adesso, ventotto anni dopo la sua esecuzione, il bravo Luca Ward e Barbara Tabita saranno i protagonisti di La ricotta sul caffè che si inizia a girare domani in Puglia per Draka Production con la partecipazione di L'Amico del Verde - Gruppo Crespi Bonsai. Il film racconterà l'epopea tragica di uno dei veri simboli italiani (della categoria di chi scrive e di tutti i cittadini) che hanno saputo o voluto mettere la propria vita al servizio di un'ideale di giustizia e di coerenza. E lo hanno fatto a proprie spese. In fondo, il titolo La ricotta sul caffè rende l'idea di quel contrasto innaturale che ha segnato la vita di Fava. La frattura tra il caffè, occasione di colloquio e incontro famigliare, e la ricotta, simbolo di uno slang criminogeno tuttora adottato dalle cosche.
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