Il digitale non divida ciò che il telecomando ha unito. Ne sono passate di ere davanti al «caminetto elettronico». Amato e odiato totem domestico, collante prima e «scollante» poi per milioni di famiglie. Al suo ingresso nei salotti italiani, nel 1954, la televisione (con le prime trasmissioni Rai) ha contribuito a riunire intere generazioni (alcune solo fino al momento del Carosello) in una stessa stanza, in qualche caso ad allargare addirittura il nucleo famigliare inglobando i vicini tecnologicamente meno fortunati. Poi, una volta presa dimestichezza col mezzo, è arrivato lutilizzo disinvolto di quella scatoletta che i designer hanno iniziato a realizzare con forme più alla moda e in versione meno mastodontica. Laggeggio è passato dal soggiorno alla cucina occupando simbolicamente (e ogni tanto non solo simbolicamente) il posto a capotavola. Laconici pasti consumati in rigoroso silenzio durante i quali a parlare e ad attirare lattenzione era un solo commensale: il televisore. È più o meno da allora che, a torto o a ragione, lapparecchio ha iniziato ad essere indicato da sociologi e affini come il killer numero uno del dialogo famigliare. Tutti insieme ma ognuno per conto proprio. Fino allevoluzione successiva, con più apparecchi dislocati in vari angoli della casa, e tutti sparpagliati davanti alle proprie preferenze. Porte chiuse e tv autonome. Ma mai come oggi. Mai come oggi che «uno spettro si aggira per lEuropa». È il digitale terrestre a caccia di target con la sua cornucopia di canali a tema «frantuma-famiglia», con la sua corsa alla segmentazione «a cluster» per intercettare porzioni sempre più mirate di pubblico (politica utilissima anche per quanto riguarda la raccolta pubblicitaria): i ragazzini dagli otto ai sedici anni, le giovani donne dai quindici ai quarantacinque... Allinseguimento del maschio italiano sono già partite da tempo le pay tv (Mediaset Premium e Sky) che mai come questanno intaseranno gli schermi virili di calcio con gli anticipi del venerdì, i posticipi del lunedì, la partita della domenica alle 12.30, la Champions League il martedì e il mercoledì, lEuropa League il giovedì, gli anticipi del sabato e i posticipi della domenica. Mentre il digitale gratuito è partito alla caccia di tutto il resto che rimane e tallona le fette di pubblico a disposizione.
Mediaset con i canali per bambini come Boing, con quelli per un pubblico più adulto come lo «stiloso» Iris, con quello rivolto alle donne dai quindici ai quarantaquattro anni La5 (strettamente imparentata, per nome e contenuti con lammiraglia della tv generalista del Biscione). In più sembra che Mediaset stia pensando a un canale «vintage» e non abbia affatto abbandonato lidea di Italia 2, per giovani maschi. Il digitale Rai risponde con Gulp e YoYo (per i più piccini), con Rai Storia e Rai 5, con Rai Movie (dedicato ai film) e con Rai 4 (la rete più giovane del pacchetto che, secondo il sito TvBlog, mira in realtà alla concorrenza con La5). E siamo solo allinizio... nel resto dEuropa, «lo spettro» si aggira già da tempo. Ogni generalista ha le sue «gemellate» digitali in Inghilterra Itv, in Francia Métropole 6 (M6), in Spagna Telecinco e Antena 3... Se non altro nelle abitudini televisive, gli italiani sono sempre più europei.
E con queste premesse, per quanto riguarda lunità famigliare, è facile immaginare lo scenario prossimo futuro. In ogni casa accadrà ciò che, allaperto, è accaduto questestate, quando bastava osservare i vicini di ombrellone in spiaggia, o i vicini di tavola al ristorante: gruppetti di quattro o cinque persone intenti in monologhi tecnologici con i propri palmari, blackberry, I-Phone, I-Pad, minitelevisori portatili, fosse anche solo per spedire una fotografia dallaltra parte del desco. Tutto sommato incuranti dei propri commensali ma desiderosi di comunicare con qualcun altro da qualche altra parte. Quattro o cinque solitudini una di fronte allaltra.
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