La Cina sbatte in galera anche i "Minions". In sala un finale alternativo (cattivissimo)

Al popolare cartoon, campione di incassi nel mondo, la censura impone una punizione ai personaggi "negativi". Ed è polemica

La Cina sbatte in galera anche i "Minions". In sala un finale alternativo (cattivissimo)

La censura cinese è più feroce del «cattivissimo Gru» e se la prende persino con i piccoli gialli Minions. La notizia è di ieri perché su Weibo, il «twitter cinese», un social network molto usato, si sono moltiplicate le critiche, riprese poi dalla BBC, su come Pechino abbia voluto trasformare l'ultimo episodio del celebre cartoon made in Usa in una favoletta educativa. I Minions, nati da uno spin off di Cattivissimo Me, sono gli ormai iconici personaggi creati da Sergio Pablos con la caratteristica di combinarne di ogni pur di servire «il padrone più cattivissimo del mondo». Al termine di Minions: the origin of Gru, che in Italia è ancora in sala e sta facendo il botto di pubblico con oltre 6 milioni di euro di incassi con il titolo Minions 2 Come Gru diventa cattivissimo, Gru e Willy Kobra, il suo mentore, cavalcano insieme verso il tramonto, dopo aver beffato la polizia. Tutto il mondo sta vedendo questo finale, tranne i cinesi: nella loro versione, epurata e corretta, Willy viene catturato dalla polizia dopo una rapina e finisce in cella per 20 anni mentre Gru, proprio lui!, «diventa uno dei bravi ragazzi» e se ne torna dalla sua famiglia per prendersi cura delle sue tre figlie.

Il senso del cartoon, ambientato in una San Francisco degli anni '70 e costruito sulla classica «formazione al contrario» del giovane protagonista che diventa esperto criminale, viene così completamente stravolto. Il web cinese è insorto anche perché operare, oggi, una censura su una pellicola a distribuzione mondiale fa quasi sorridere: il pubblico cinese si sta lamentando non solo del ritardo con cui il film è stato distribuito rispetto agli altri Paesi ma anche per il finale raffazzonato, con una serie di immagini fisse e sottotitolate, in bassa qualità, che alcuni commentatori su Weibo hanno paragonato a slide di Power point, beffandosi poi della chiosa dei distributori cinesi che hanno tenuto a sottolineare quanto Gru, pur essendo un cattivo di professione, si sia redento per tornare a fare il bravo capofamiglia. Qui non è la censura a sorprenderci, ma l'eccesso di paternalismo e soprattutto l'incapacità di valutare le reazioni del pubblico. Se nel mondo dell'arte da anni Ai Wei Wei e più recentemente Badiucao dimostrano che certe dissidenze politiche sono possibili solo se hai solidi legami in Occidente (gli arresti sono sempre in agguato) e se i social come Instagram e Facebook sono proibiti a priori, su film e cartoon le forbici della censura di Pechino appaiono ridicole. Nel caso dei Minions, colpevoli di eccesso di cattiveria, non si capisce ancora se il finale buonista sia stato un diktat del governo o se siano stati gli stessi produttori locali a prevenire eventuali stop in sala riscrivendo la storia e strizzando l'occhio alla «politica del terzo figlio» in voga nell'ultimo paio d'anni, dopo decenni di rigore demografico, per incrementare il tasso di natalità del Paese.

Trasformare Gru in un bravo padre di famiglia per giunta rovinando sul finale la raffinata animazione dei Minions non ha lasciato indifferenti gli spettatori, in particolare i giovani blogger che hanno deriso la scelta e definito offensivi per l'intelligenza del pubblico i cambiamenti apportati. I distributori Huaxia Film Distribution e China Film Co per ora non hanno replicato: nel frattempo, l'avventura di Gru e Willy Kobra sta riscuotendo grande successo nei botteghini, nonostante il posticcio happy end.

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