Cultura e Spettacoli

Al cinema "Sconnessi", commediola sulla nomofobia


Una famiglia allargata composta da tecno-dipendenti si trova improvvisamente senza connessione internet. Toni incerti e sciatteria minano sia il divertimento sia la riflessione

Al cinema "Sconnessi", commediola sulla nomofobia

Esce oggi in circa 300 sale "Sconnessi" di Christian Marazziti, solo l'ultima, in ordine di tempo, delle tante commedie incentrate sui telefonini, nate sulla scia del successo di "Perfetti sconosciuti" di Paolo Genovese. Come già in "Beata ignoranza" di Bruno e "Non c'è campo" di Moccia, si tenta di coniugare riflessione e divertimento ricorrendo a personaggi affetti da ‘nomofobia’ cronica, vale a dire, secondo una recente definizione clinica, quello "stato ansioso che si manifesta quando non è possibile usare il telefono cellulare”.

Ettore (Fabrizio Bentivoglio), noto scrittore, ha organizzato una rimpatriata familiare in occasione del suo compleanno. Ha convocato nella casa di montagna i figli, il timido Giulio (Lorenzo Zurzolo), liceale nerd, e l'irascibile Claudio (Eugenio Franceschini), che si presenta con fidanzata discinta al seguito (Giulia Elettra Gorietti). Tenta di farli avvicinare alla nuova moglie, Margherita (Carolina Crescentini), coatta e incinta al settimo mese, che è lì con il fratello meccanico, Achille (Ricky Memphis), e sarà presto raggiunta, in maniera del tutto inattesa, anche da un secondo fratello, il bipolare Palmiro (Stefano Fresi), fuggito da una casa di cura. A occuparsi dell'ospitalità trovano l'affidabilissima tata ucraina Olga (Antonia Liskova) e sua figlia Stella (Benedetta Porcaroli), adolescente fan di Fedez. Questa famiglia allargata e composta da individui eccentrici resta isolata per una bufera (espediente che ricorda il mucciniano "A casa tutti bene") e senza connessione internet. I presenti, quasi tutti tecno-dipendenti, si vedranno costretti a comunicare tra loro e confrontarsi.

E' piuttosto evidente che "Sconnessi" si presenti fin dalla sinossi come un miscuglio di opere già viste. Cavalcare un argomento caro al pubblico e far uscire il film in una data indicata come "sconnessi Day", in cui invitare i ragazzi delle scuole a rimanere senza internet per almeno un giorno, può funzionare dal punto di vista del marketing ma genera scontento e delusione una volta di fronte ad una pellicola che, anziché sviscerare la questione, la banalizza, limitandosi a un accenno nostalgico all'era pre-social.

Il cellulare non ha la valenza di una scatola nera come in "Perfetti sconosciuti", nel quale, con un meccanismo a orologeria, emergevano contenuti esplosivi circa la vera natura dei protagonisti. Qui gli smart-phone rappresentano appendici che regalano evasione, ma fanno la loro comparsa in situazioni banali condite di risate occasionali e pressappochismo.
La dipendenza dai mezzi di comunicazione odierni non viene approfondita, così come l'alienazione portata dalle nuove tecnologie è gettata in un calderone in cui un tributo nostalgico a "Il tempo delle mele" si mischia ai nudi della bella di turno.

Vengono sfiorati diversi temi, come lo scontro generazionale e le differenze sociali, dipendenze da farmaci e da gioco d'azzardo ma mancano vere idee narrative. Si punta soprattutto a intrattenere con un paio di personaggi sopra le righe che sembrano usciti da un cine-panettone. Il cambio repentino di registro è spesso scombinato e incerto: momenti da sit-com televisiva sono affiancati ad altri in cui il film sembra prendersi troppo sul serio.

Gli attori nulla possono di fronte ad una sceneggiatura approssimativa e che lascia inespresso il potenziale di partenza.

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