Cultura e Spettacoli

Claudio G. Fava il cine critico meno snob

I fratelli Taviani filmano il capolavoro del Boccaccio (ma senza troppo sesso) E per il suo debutto in inglese, Garrone sceglie «Lo cunto de li cunti» del '600

Claudio G. Fava il cine critico meno snob

Se ne è andato all'improvviso un po' come all'improvviso finivano le sue piccole lezioni di cinema su Raiuno. L'ora del film. Un appuntamento di culto per due generazioni di italiani. Claudio G. Fava (dove la G stava per Giorgio) era diventato celebre per questi appuntamenti che avevano sdoganato sulla tv pubblica ogni tipo di film, anche francesi o comunque d'autore fino a quel momento impensabili su quella rete, e per essersi inventato rubriche come Dolly e Set. Aveva il pregio, Claudio G. Fava, di stupire. All'apparenza grigio. Ma poi incisivo, anche spiritoso e tagliente. Un grande critico cinamatografico che era entrato nella Rai nel 1970 e ne era poi uscito formalmente nel 1994 rimanendo però all'interno come autore e ospite di tanti programmi televisivi. In tutti questi anni, Claudio G. Fava, genovese purosangue, ha programmato migliaia di film senza però rimanere imprigionato nel cliché del critico cinematografico che parla un linguaggio comprensibile a pochi. Difatti, nel corso dei suoi anni da capostruttura, ha lanciato anche soap opera come Beautiful e Capitol, programmi di enorme successo che magari avrebbero potuto passare inosservati agli occhi di un cine critico così preciso e appassionato. Ma che Claudio G. Fava fosse soprattutto attento alla narrazione su schermo senza impantanarsi in pregiudizi, lo dimostrano anche la passione nell'organizzazione del Festival del Doppiaggio «Voci nell'Ombra» di Finale Ligure e, addirittura, come giocoso attore in Ladri di saponette di Maurizio Nichetti.

Un esempio di eclettismo creativo ormai sempre più raro (e da tenere a mente).

Commenti