Com'è vulnerabile l'eroe immortale

Se sarà Wolverine: L'immortale a invertire la preoccupante deriva di quei cinecomic che, in questi ultimi tempi (vedi il recente flop di The Lone Ranger), sembrano aver stancato il pubblico delle sale, lo scopriremo, dopo il debutto di domani, con i dati dei primi incassi. Una bella scommessa, tenuto conto che per trequarti di film non è il fumetto a entrare nel mondo reale ma viceversa, con Logan/Wolverine spogliato della sua immortalità e quindi trattato alla stregua di un Bruce Willis in uno dei suoi tanti film action, tra inseguimenti, sparatorie e combattimenti all'ultimo sangue. Si potrebbe immaginare il personaggio di Wolverine con il volto di uno che non sia Hugh Jackman? Al momento, no. Uno dipende dall'altro e viceversa. Jackman deve la sua fama mondiale principalmente al personaggio Marvel (e al rifiuto di Russell Crowe) e Wolverine è diventato un cult per il grande pubblico cinematografico, travalicando i fan del fumetto, grazie al magnetismo e, soprattutto, ai muscoli (ben esibiti anche in questo episodio) di Hugh. Con Wolverine: L'immortale siamo a quota sei (comprese le apparizioni negli X-Men) di questo matrimonio e la scena nei titoli di coda (non alzatevi) fa presagire una nuova puntata, la settima, che, nelle nozze, è sinonimo di crisi. Vedremo
Liberamente ispirato alla miniserie Wolverine, firmata nel 1982 da Frank Miller e Chris Claremont, la pellicola, diretta da James Mangold, inizia nel campo di concentramento di Nagasaki dove Logan (il vero nome dell'X-Man) è tenuto prigioniero. È il 9 agosto 1945, data tristemente famosa per lo sganciamento sulla città della bomba atomica. Wolverine salva la vita a un soldato, Yashida, che, diventato un tycoon, lo convoca in Giappone, anni dopo, ormai in punto di morte, tramite una giovane picchiaduro di nome Yukio (Rila Fukushima), per restituirgli il favore. Un regalo sorprendente: liberare il mutante dal peso, sempre più faticoso, della sua immortalità. Logan, infatti, è in un momento di forte vulnerabilità emotiva. Vive isolato per paura di far male con i suoi artigli d'acciaio. Oltretutto, quelli che ama finiscono per morire; anche per causa sua come capitato a Jean Grey, uccisa dalle unghie d'acciaio affondate nel ventre. E lei, destabilizzandolo nel sonno, sembra prepararlo al dono della caducità e liberarlo dalla «maledizione». In Giappone, Wolverine scoprirà che il suo vecchio amico aveva, però, uno scopo ben diverso. E si ritroverà, per questo, a proteggere la nipote di Yashida, Mariko (Tao Okamoto), dalla Yakuza e a combattere contro un pericoloso mutante, la seducente Viper (Svetlana Khodchenkova), che gli sottrae la sua immortalità. Così, vediamo in Logan lo stesso processo del Clark Kent di Superman II, quando rinunciò ai suoi poteri per amore di Lois. Se viene ferito, ora Wolverine sanguina e i tagli non si rimarginano più automaticamente ma richiedono, come per ogni essere umano, dei tempi di guarigione. Se taglia un albero è stanco, se viene colpito a una gamba zoppica. Insomma, uno di noi. Intanto, il film si tramuta in noir e melodramma (anche troppo, vista la platea che vedrà la pellicola), tra qualche (prevedibile) colpo di scena, amici che non sono tali e nemici che si trasformano in alleati. Fino alla ritrovata immortalità, ormai accettata dopo un percorso di redenzione, e all'inevitabile confronto finale decisamente deludente dopo l'epicità sbandierata per due ore.
Rispetto al precedente X-Men le origini - Wolverine, primo spin-off della serie degli X-Men dedicato all'eroe dei fumetti della Marvel Comics, in questo sequel sono stati fatti dei passi avanti. Notevoli. Non che fosse impresa titanica, vista la pochezza del predecessore, ma è certamente un tentativo di sfuggire agli stilemi dei convenzionali blockbuster supereroici. Il problema è capire se il pubblico saprà apprezzare questa svolta intimista.

Intanto, ci sono da gustare le spettacolari scene di lotta, su tutte quella girata sul tetto del treno lanciato alla massima velocità. Giusto per ricordarci che, va bene il suo desiderio di mortalità, ma Wolverine resta pur sempre un supereroe, il leitmotiv per cui la gente lo ama.

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