La Mostra del cinema di Venezia cresce e cambia rimanendo sempre se stessa, mentre la coppia Baratta&Barbera veleggia verso la riconferma e il Lido guadagna ottima stampa straniera. Ma intanto la critica e la cinefilia nazional-festivaliera restano attaccate a un provincialismo proiettato al contrario, troppe volte inutilmente severe verso i film italiani, troppo spesso incomprensibilmente entusiaste verso quelli stranieri.
Sabato L'attesa di Piero Messina è stato prima snobbato in sala e poi più o meno massacrato sui giornali, domenica A Bigger Splash di Luca Guadagnino ha subito sorte uguale o peggiore, e ieri anche Sangue del mio sangue del maestro Marco Bellocchio, almeno nelle due proiezioni mattutine, ha subito lo stesso calvario, tra fischi e timidi applausi. A scorrere la tabella Guerre stellari di Ciak in Mostra, dove si riportano le stellette dei critici italiani, le due opere di Messina e Guadagnino (vedremo oggi i giudizi su Bellocchio), veleggiano tra un 2,4 e un 3,2 di media. Contro il 4 pieno di Francofonia di Sokurov e il 3,6 di Rabin, the Last Day di Gitai. E, a parte Equals e The Endless River (uno davvero troppo debole, l'altro davvero troppo brutto), tutti i titoli in concorso sono più stellati degli italiani.
Ora. Non chiediamo di immaginare cosa succederebbe se un maestro italiano raccontasse in un docu-film l'eroismo dei milanesi che misero in salvo il Cenacolo e i capolavori di Brera dai bombardamenti Alleati. Al netto della diversa mano artistica, sarebbe massacrato dopo i titoli di testa.
Chiediamo soltanto ai nostri critici di usare lo stesso metro di giudizio quando valutano un «nostro» film, che chissà perché è sempre esteticamente pretenzioso e narrativamente confuso, e un film «degli altri», che chissà perché anche quando «imperfetto» è sempre un capolavoro proprio per le sue imperfezioni. Lo diciamo, colleghi critici e amici cinefili, Per amor vostro . Che è il prossimo film italiano in concorso da stroncare.
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