Leggi il settimanale

il commento 2 Francesco Rosi, Fassbinder mancato

di Claudio Siniscalchi

Alberto Barbera assegnando il Leone d'oro alla carriera a Francesco Rosi, napoletano classe 1922, ha compiuto un atto di saggezza. Rosi, probabilmente, è stato il regista più potente dell'ultima generazione di artisti italiani, entrati nel cinema tra la fine dei '50 e gli inizi dei '60: Olmi, i Taviani, Bertolucci, Pasolini, Montaldo, Zeffirelli, Wertmüller, Pontecorvo... La macchina da presa di Rosi però è altra cosa. S'insinua nelle contraddizioni del boom, nella trasformazione della società contadina in industriale, nella modernizzazione. Rosi parte a testa bassa, con due film carichi di tensione: La sfida ('58) e I magliari ('59). L'Italia così come si sta costruendo non piace a Rosi. Ha troppi difetti, ombre, legami col passato. Ed ecco la deflagrazione, il capolavoro: Salvatore Giuliano ('62). Dopo quel film Rosi poteva smettere. E sarebbe comunque rimasto nella storia del cinema. Di questo ne era convinto il regista americano Elia Kazan. Poi, tra il '63 e il '79, ci sono stati Le mani sulla città, Uomini contro, Il caso Mattei, Lucky Luciano, Cadaveri eccellenti, Cristo si è fermato a Eboli. Non tutti belli egualmente, tutti però di straripante forza narrativa. Segue il lento scivolamento: da Tre fratelli ('81) a La tregua ('97). La modernizzazione dell'Italia, nelle vette come negli abissi, non ha avuto un regista-artista capace di narrarla. Il cambiamento epocale l'hanno colto meglio gli autori di commedie (come Il sorpasso di Risi). Gli autori impegnati, come Rosi, hanno invece indirizzato lo sguardo sul marciume, sugli aspetti laidi, sui morti ammazzati. E qui sta il limite del cinema - grande, ripetiamolo - di Rosi, che aveva tutte le carte in regola per diventare il regista dell'Italia contemporanea. Ha finito però per impantanarsi nei caffè di Gaspare Pisciotta, nella vocazione criminogena dei democristiani, nella purezza donchisciottesca di Mattei.

Rainer Werner Fassbinder ha guardato la Storia nei comportamenti riprovevoli di anonimi protagonisti. Rosi l'ha guardata nei mille intrighi di poteri occulti. Salutiamo in piedi un intraprendente uomo di cinema. Ma ricordiamo anche dove ha fallito.

Commenti
Pubblica un commento
Non sono consentiti commenti che contengano termini violenti, discriminatori o che contravvengano alle elementari regole di netiquette. Qui le norme di comportamento per esteso.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica