Cultura e Spettacoli

Comunque vada (male) sarà un successo

In un anno è cambiato tutto ma la polemica sugli ascolti no. Quella rimane. Signore e signori, va ora in onda il battibecco tra indignati e catastrofisti, tra benaltristi e polemisti a qualsiasi costo.

Comunque vada (male) sarà un successo

In un anno è cambiato tutto ma la polemica sugli ascolti no. Quella rimane. Signore e signori, va ora in onda il battibecco tra indignati e catastrofisti, tra benaltristi e polemisti a qualsiasi costo. Il Festival quest'anno ha perso punti di share televisivi e milioni di telespettatori, è vero. Ogni tanto capita, è fisiologico e in tempi normali ci si diverte con le polemiche. Ma stavolta Sanremo va bene anche se va male. Comunque vada è un successo che sia successo. I dati di ascolto sono relativizzati da altri dati (leggasi bollettini quotidiani) e quindi, a patto che il calo di share del Festival non pesi sulle tasche degli italiani, l'importante è che questo rito più o meno indispensabile sia andato in scena con i soliti tempi, le solite sbavature e il solito gigantesco corredo di si poteva fare meglio. Che poi non è neppure detto che sia un flop di ascolti perché, esattamente come lo streaming è in clamorosa crescita per l'ascolto delle canzoni, così vale per la «fruizione» (termine da abrogare per dpcm) dello spettacolo tv. Insomma, gli accessi su Raiplay hanno, in parte, limato il calo di consumi televisivi e drasticamente abbassato l'età media di chi entra nel mondo sanremese. Ma non è questo il punto. Il punto è che nell'anno della pandemia è meglio avere un Sanremo zoppo piuttosto che non averlo. Meglio trovarsi uno spettacolo magari non eccezionale che saltare a piè pari uno degli appuntamenti nazionalpop per eccellenza, quelli che tanti dicono per carità, non ne guardo neanche un minuto ma poi ne parlano, ne chattano, nei scrivono sui social. In fondo è stato come tenere il fuoco acceso nel camino in attesa della bella stagione. Oddio, non ci sono state fiammate creative che possano scatenare l'entusiasmo di critici e spettatori. Ma c'è stato un ologramma di normalità, una sorta di panno caldo in attesa che la situazione ritorni com'era (se mai ritornerà). Quindi oltre gli ascolti c'è di più. Ad esempio, l'arrivo di una generazione di cantanti che forse, senza questo bailamme, avrebbe faticato di più a diventare popolare (che poi meriti di esserlo è un altro discorso). E poi la fedeltà alla tradizione può avere risultati imprevisti e positivi. Ad esempio la Mostra del Cinema di Venezia è andata in scena in versione mini eppure ha lanciato il film dell'anno, Nomadland. Perché, e lo spiegano anche i critici più snob, il successo di un evento non è solo nella quantità di pubblico.

Ma anche nel messaggio che l'evento porta o conserva nonostante tutto.

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