A prescindere da chi vincerà, non si potrà gridare allo scandalo. Raramente, come per questa edizione degli Oscar, il livello qualitativo delle pellicole che si sfideranno nella notte del 4 marzo è stato così alto. Difficile scegliere quale sia meglio tra la favola fantasy The Shape of Water (con ben 13 candidature, la più accreditata a fare razzia di premi) o tra i bellici, ambientati curiosamente nello stesso periodo, Dunkirk e Darkest Hour. Così come sarebbero meritevoli Tre manifesti a Ebbing, Missouri e, soprattutto, il meraviglioso Il filo nascosto, capolavoro firmato da Paul Thomas Anderson. Gli altri sembrano più dei comprimari, pur con storie interessanti. Di Guadagnino e delle sue quattro candidature (compresa quella come miglior film che ci mancava dal 1999) scriviamo a parte, mentre va sottolineato l'inserimento, tra i magnifici nove, di un genere raramente considerato come l' horror, grazie a Get Out. Il che ha permesso a Jordan Peele di finire nella cinquina dei registi, dove è presente anche Greta Gerwig (per il mediocre Lady Bird, invece della Bigelow per il sontuoso Detroit), lasciando fuori un mostro sacro come Spielberg, autore del maltrattato (nelle scelte) The Post. Decisione più politica che di merito? Il dubbio viene ripensando a quanto dichiararono i giurati dell'Academy: «Raddoppieremo i membri donna e quelli delle minoranze». Da sottolineare le quattro candidature del film MudBound, prodotto da Netflix. Le polemiche sulle (presunte) violenze sessuali hanno pesato, e non poco, influenzando le scelte.
The Disaster Artist, di James Franco, ha ricevuto, ed è vergognoso, una misera Nomination, mentre Christopher Plummer, dopo aver sostituito Spacey in Tutti i soldi del mondo, è in lizza tra i migliori attori non protagonisti. La toppa è peggio del buco.
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.