E adesso, TIFF fino al 16. Ovvero, tutti al Toronto International Film Festival, dove quelli che contano, dalle major alle star, animeranno una scena ben più prestigiosa di quella lidense. Di fatto, nella città canadese, ogni anno si apre il gioco fondamentale per i cineaffari: quello per la corsa all'Oscar. Basti considerare film recenti come Non è un paese per vecchi, The Millionaire, Il discorso del Re, The Artist, per comprendere come l'Oscar da essi vinto (in alcuni casi più d'uno), abbia l'imprimatur fondamentale del TIFF. Alla sua 37esima edizione, la kermesse che viene subito dopo Cannes, quanto a presenze e celebrità, ma sale al primo posto sul podio festivaliero, per utilità e scambi commerciali, quest'anno vanta 372 film e 146 prime mondiali. E mentre a Venezia, oh cara! (per i costi insostenibili), si discute d'accorciare la rassegna a una settimana, per dieci giorni la sfida nordamericana prosegue e va dritta agli scrutini del prossimo Oscar. Qualche nome: Ben Affleck (nel tondo) che porta il suo terzo film da regista, Argo, thriller politico con la Cia sullo sfondo di Teheran 1979; i fratelli Andy e Lana Wachowski, geniali creatori di Matrix, in gara con il cerebrale thriller sci-fi Cloud Atlas, animato da Halle Berry, Tom Hanks e Hugh Grant, garantiti in passerella; le star globali Gwyneth Paltrow, Mark Ruffalo e Tim Robbins, che arrivano per promuovere la commedia sexy Thank You for Sharing; Bradley Cooper, in concorso con due film, proprio come Christopher Walken e poi c'è il beniamino di uomini e donne Ryan Gosling, molto hot con Michelle Williams, mentre in Blue Valentine le esterna estremo gradimento fisico: una bella «R» dalla censura americana e tanta attesa. Tale elenco parziale appare garanzia di visibilità mondiale.
Se poi ci si aggiunge il blasone letterario, c'è di che incuriosirsi intellettualmente: nella «special presentation» ha appena fatto ottima figura il kolossal Anna Karenina di Joe Wright, che per la terza volta impiega Keira Knightley (nel tondo) certezza del box office internazionale dopo Orgoglio e pregiudizio, in un riadattamento epico del romanzo di Tolstoij, dove Jude Law s'impegna nel ruolo del rigido marito di Anna. Un classico di Charles Dickens, Grandi speranze (1860) rivive nella cineversione di Mike Newell, con Helena Bonham Carter starring Miss Havisham e Ralph Fiennes che fa Magwitch. Per gli amanti di Henry James, sfila Quel che sapeva Masie, con titolo originale What Masie Knew, regia di Steve Coogan.
Come dire? Non occorre gonfiare il petto con la coltivata italianità chic della Coppa Volpi e la pretesa bellezza d'avere, noi, nel duplex Barbera-Mueller, un fruttuoso antagonismo alla Bartali-Coppi (come sostiene la produttrice Marina Cicogna). A Toronto c'è un solo premio: il People's Choice,la Scelta del popolo e le celebrità si sentono a proprio agio, tra cene di gala alla canadese, col codice d'abbigliamento di chi lavora e feste informali tipo Cannes.
Ma in fondo, se si pensa che Steven Spielberg il 13 dà appuntamento in Times Square, a New York, per mostrare, sui megaschermi, il trailer del suo Lincoln e invita i fan a chattare con lui e con gli attori del film dopo l'anteprima (prenotazioni su YouTube), la formula dei festival appare superata dall'immediatezza del flusso in rete. Vedremo.
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