Condominio di drammi specchio di crisi attuali

Un condominio, tre piani e molti drammi

Condominio di drammi specchio di crisi attuali

Un condominio, tre piani e molti drammi. Una notte il figlio di Vittorio e Dora, entrambi giudici, torna a casa dopo una serata alcolica e con l'auto travolge e uccide una donna, andando a schiantarsi nel salotto di Lucio (Riccardo Scamarcio) e Sara che hanno una bambina, spesso affidata agli anziani vicini Giovanna e Renato. Quando quest'ultimo, in preda all'Alzheimer, si perde con la piccola, il padre teme il peggio. Al piano superiore, Monica (Alba Rohrwacher) è una mamma sempre sola perché il marito (Adriano Giannini) è perennemente in trasferta di lavoro. La solitudine aumenta le sue paure di impazzire, sorte toccata a sua madre, e la porta a gesti eclatanti. A legare queste storie che, a buon diritto, appaiono come tre diversi film fusi in uno solo, è l'intento di Nanni Moretti, deciso a domandarsi che cosa lasceremo ai nostri figli in termini etici e morali in anni in cui la preoccupazione è quale pianeta erediteranno dai nostri errori. Dall'ambiente all'io interiore, dunque, inizia un percorso introspettivo, allo specchio con noi stessi per chiarire il significato di colpa. Il valore dell'educazione. Il senso civico. Il ruolo della giustizia. La responsabilità di essere genitori. Le conseguenze delle scelte. Tre piani rielabora il romanzo dell'israeliano Eshkol Nevo che invece interrompe lo svolgersi di ogni vicenda familiare quando la crisi arriva allo stadio più acuto. Moretti supera questo scoglio portando ogni microtrama all'epilogo per dimostrare, nel male più che nel bene, ogni debolezza umana di cui il condominio è una splendida metafora della convivenza spesso impossibile di anime lontanissime.

Applaudito a Cannes nell'edizione della rinascita, ma a secco di riconoscimenti, nonostante sia rimasto un anno nel cassetto per non tradire la Croisette, saltata nel funesto bisesto 2020, il film segna un passo avanti rispetto a recenti discutibili titoli del regista romano, per la prima volta in carriera al lavoro su un nuovo progetto cinematografico senza che il precedente abbia concluso il suo iter in sala. Miracoli, o misteri, del Covid.

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