Cultura e Spettacoli

Così "La ricetta italiana" ha sfondato la Grande muraglia

La produzione di Cristiano Bortone conquista la Cina a colpi di "made in Italy"

Così "La ricetta italiana" ha sfondato la Grande muraglia

La Cina è vicina. Sì lo so non se ne può più di scimmiottare il titolo del film di Bellocchio del 1967 peraltro mutuato da uno slogan dei maoisti italiani. Ma in questo caso la Cina è veramente vicina grazie a un italiano, regista e produttore, che sta portando avanti alcuni esperimenti molto interessanti nell'immenso Paese dell'Estremo Oriente. Si tratta di Cristiano Bortone che nel 2016 aveva diretto il film Caffè, la prima produzione ufficiale tra Italia e Cina e che ora ha capito come bisogna lavorare per sfondare veramente in un paese che ha 80mila schermi, cioè il doppio di quelli statunitensi, e che è diventato il primo mercato cinematografico al mondo. Bisogna pensare a un film, il cui titolo non a caso è La ricetta italiana, non con la Cina ma per la Cina. Così dal soggetto originale di Alberto Simone, Un amore a Roma, viene costruita una sceneggiatura pensata per il grande pubblico cinese che ancora oggi è affascinato da classici come Vacanze romane e dall'immagine dell'Italia e delle sue straordinarie eccellenze.

Ecco dunque nel film elementi iconici come la Vespa, la cucina (incarnata dallo chef Cannavacciuolo, di cui la protagonista è accanita fan), le vittorie di calcio contro la Germania, l'Aperol Spritz con vista sui tetti di Roma, l'alba sui fori e gli scorci della città più bella del mondo.

Nasce così La ricetta italiana che nel primo weekend in cui è uscito in Cina, a giugno, in 9mila schermi è stato visto da mezzo milione di persone dopo essere stato al primo posto come trending topic su Tik Tok grazie a un video che ha ottenuto 20 milioni di visualizzazioni. Numeri inimmaginabili per il nostro Paese dove il pubblico sta faticando a tornare nelle sale e la promozione dei film non può certo contare su bacini così allargati. Non contenti i produttori del film, Bortone e lo stesso Simone, l'hanno già venduto all'importantissima piattaforma di streaming cinese, Youku, che ha qualcosa come 270 milioni di abbonati.

Altra intuizione dei produttori italiani è stata quella di affidare la regia a una donna, Hou Zuxin, esordiente dietro la macchina da presa. La sua sensibilità ha sicuramente contribuito a rendere il romanticismo della commedia qualcosa di più autentico, tenendosi alla larga dall'attento radar della censura cinese.

La ricetta italiana è stato presentato in Italia come film d'apertura della ventiquattresima edizione del Far East Film Festival di Udine e uscirà in Italia in autunno. Il film racconta l'incontro a Roma tra un giovane e famoso cantante pop cinese, Peng (Liu Xun), arrivato in Italia per partecipare a un reality show, e la giovane coetanea Mandy (Huang Yao), che aiuta gli zii nella modesta lavanderia di famiglia e sogna di diventare chef (ecco che ritorna l'idealizzato Antonino Cannavacciuolo).

I due, che inizialmente non si sopportano, cominciano realmente a conoscersi quando sono costretti a trascorrere insieme una notte piena di sorprese nella Capitale. «Come Gregory Peck e Audrey Hepburn spiega il produttore Cristiano Bortone gli attori protagonisti, Liu Xun e Huang Yao, danno vita a un brillante gioco di coppia e regalano una riuscitissima variazione contemporanea sul tema di Vacanze romane, che è anche un modo per raccontare Roma e l'Italia come meta aspirazionale per il pubblico cinese, dopo questi anni di totale chiusura al mondo esterno».

La cosa curiosa è che tutta la troupe e il team creativo sono italiani, esattamente come le location (dai Fori Imperiali alla scalinata di Trinità dei Monti, da Castel S. Angelo, alla Fontana di Trevi fino alle passeggiate del lungo Tevere) e come ogni prodotto che viene mostrato.

Tanto che nei crediti del film c'è la collaborazione di marchi come Gruppo Piaggio (Vespa), Campari (Aperol Spritz), Stellantis (ex Fiat), Aeroporti di Roma, Lagostina, Maserati, Gambero Rosso, La Parrina e Hotel de la Ville, a Rocco Forte Hotel. Per una volta è quasi tutto Made in Italy e non in China

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