«Così vi insegno il lusso della semplicità»

Troppa cucina in tv? Mai dire mai nell'era di Expo, soprattutto se c'è di mezzo un cuoco che sulla televisione ha costruito la propria identità. Alessandro Borghese, inconfondibile verve romanesca incorniciata da ciuffo corvino e barbetta (prima che se la facesse crescere Cracco...), è pronto al salto quantico che rischia di scompaginare il format dei talent show: un programma di ricette interattivo che comprende tutti i media - dalla tv alla radio a internet - e si trasforma in un inconsueto «reality» a cui partecipano i veri commensali del suo temporary restaurant. Quartier generale, l'Hotel Enterprise di Milano che da giugno è sede dell' Alessandro Borghese Kitchen Sound , set del programma di «pillole» che andrà in onda da lunedì tutti i giorni per 200 puntate su Sky Uno HD. A fianco allo studio ha aperto un esotico ristorante dove tutti potranno assaggiare le ricette del mediatico chef discorrendo magari con lui sul «Lusso della semplicità»: quello che dà il nome alla società di catering di cui la moglie è manager. La mamma, lady Barbara Bouchet, di cucina invece non si è mai interessata. «Il primo maestro è stato mio padre - dice - produttore napoletano, che la domenica cucinava i paccheri col ragù; e io quando loro partivano, invitavo gli amici e mi mettevo ai fornelli». Nella trasmissione ci ha infilato anche la musica... «È un'altra delle mie passioni - dice -; alla fine di ogni puntata, un misterioso rapper canta un brano dedicato alla ricetta del giorno. Ingredienti e musica andranno in onda su radio RDS e, dopo appena una settimana, tutto sarà disponibile su internet. Ecco la prima libera enciclopedia gastronomica multimediale...». Il lusso della semplicità. Borghese ama e insegnerà ricette facili, da cinque minuti. Ma dimenticatevi i consigli per le massaie in stile Clerici o Parodi, precisa. «Il sound sarà solo quello dell'alta cucina; anche se per me la tradizione italiana, quella del cacio e pepe, resta la Bibbia...». Già, la tradizione. Quella che da ragazzo gli ha insegnato le basi sulle navi da crociera all'indomani della maturità. Niente alberghiero, solo gavetta. «Oggi vedo i ragazzi che parlano di cotture molecolari ma non sanno come dev'essere una vera parmigiana. Se non conosci la tradizione come puoi innovare?». Poi arrivò la tv, strumento che ha nel sangue almeno quanto i fornelli. «Ho cominciato più di dieci anni fa con la prima tv satellitare, lanciando un programma che si chiamava Cortesie per gli ospiti . I miei colleghi cuochi mi snobbavano: “pensa a stare in cucina“. Io rispondevo: ci arriverete anche voi... Avevo ragione o no?». Ora poi tutti fanno i professori mentre lui continua a spiegare ricette. «Va bene così - ride - perchè la cucina è per tutti, anzi è un atto d'amore e se non è così è una presa per il c...». E le famose stelle? «Chissenefrega, è facile fare i guru quando si ha in cucina una brigata di 200 persone e una cantina con etichette planetarie. Ai colleghi stellati dico: mettiamoci tutti a fare un piatto di spaghetti al pomodoro e poi chiediamo al pubblico chi l'ha fatto...». L'unico talent che lo vede nei panni del giudice è Masterchef Junior , quello dei piccoli mostri della cucina.

«Perchè scandalizzarsi? Io da piccolo facevo i biscotti con il Dolce Forno, ma questi ragazzini sono nati nell'era delle star stellate, guardano la tv, leggono le guide e per Natale chiedono un frullatore a immersione. Che male c'è?».

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