da Firenze
L'odore del legno. Che quasi esce dallo schermo e sembra spargersi nella stanza. È la prima sensazione che trasmette la nuova fiction di Raiuno in onda da domenica per sei serate. Si intitola Pezzi unici come i ragazzi difficili protagonisti della vicenda. Ma, oltre a essere un romanzo di formazione, la particolarità della serie è che l'artigianato e la città di Firenze non fanno solo da sfondo ma ne diventano protagonisti. La scommessa di questo nuovo lavoro di Rai Fiction - come sottolinea la sua direttrice Eleonora Andreatta - è, infatti, portare all'attenzione del grande pubblico l'arte della manualità, la creatività, il lavoro di bottega in un mondo in cui le dita vengono ormai usate solo per toccare lo schermo di un telefonino. E quale migliore ambientazione per parlare di artigianato se non Firenze con le sue antiche botteghe che affondano le radici nella storia della città e sono diventate negli anni marchi di fama internazionale.
Con la regia di Cinzia TH Torrini (e la realizzazione di Indiana Production insieme a Cassiopea Film), la serie è costruita - per avere un appeal sul grande pubblico - su una crime story unita al dramma sociale. Protagonista Sergio Castellitto, nei panni del falegname Vanni, un maestro del legno, artista nella sua professione ma fallito come padre e come marito. Il figlio, ex tossicodipendente diventato operatore in una comunità, viene trovato morto e lui, anche per indagare sull'apparente suicidio, accetta di sostituirsi al ragazzo scomparso nel progetto di «recupero» di cinque ragazzi problematici ospiti di una casa famiglia, interpretati da giovani attori promettenti. Pian piano, Vanni, uomo granitico e burbero, riesce a entrare in contatto con questi giovani, a sciogliere il dolore e ad aiutare i suoi allievi a imparare un mestiere e anche l'arte di vivere. E, nel corso delle puntate, si dipana anche la trama gialla, per arrivare alla fine a scoprire chi ha ucciso il figlio. Accanto a Vanni-Castellitto, vicino di bottega, una bravissimo Panariello, che smessi i panni del comico, entra perfettamente nella parte del fabbro brontolone e sospettoso.
«Io sono di Firenze - spiega la regista Torrini nella conferenza stampa organizzata all'interno dell'Antico Setificio Fiorentino, di cui si vedranno delle immagini nella serie, che produce ancora con i telai del 700 costruiti su disegni di Leonardo - Mi ricordo delle botteghe di cui sentivo gli odori da piccola, e che ora non ci sono quasi più, un mondo che piano piano rischia di scomparire. Per questo mi ero ripromessa di realizzare una serie che raccontasse la vita degli artigiani. Anche per ricordare ai giovani che esistono questi mestieri che possono diventare uno sbocco lavorativo». La fonte di ispirazione è Wanny di Filippo, personaggio notissimo a Firenze, creatore del marchio di fama mondiale di pelletteria Il Bisonte, partito da una bottega e ora con decine di negozi sparsi in diversi continenti.
«Quello che mi ha attratto di questa serie - spiega Castellitto, anche impegnato a terminare il suo ultimo film da regista Il materiale emotivo - è stata la qualità del progetto. Non si perde nelle solite trame furbe della fiction, ma mantiene alta la suspence emotiva e intreccia in maniera interessante i rapporti umani. È come un grande serbatoio in cui ogni spettatore può scegliere l'ingrediente che più gli piace e in cui può riconoscersi come padre, come figlio, come amico, come ragazzo con problemi».
Panariello, Marcello nella fiction, è il più entusiasta: «La serie mi permette di dimostrare che posso fare anche altro oltre al bagnino. Perché non è semplice togliersi di dosso le maschere comiche a cui è abituato il pubblico. E mi piacerebbe continuare in questa esperienza di ruoli drammatici». Intanto, per festeggiare i 60 anni che compirà a settembre prossimo e i 20 anni dello show Torno Sabato, sta immaginando per fine 2020 un ritorno in tv per uno spettacolo antologico, in cui intrecciare la sua vita con quella dei suoi famosi personaggi. Intanto, godetevelo nel ruolo del fabbro... Come bisogna anche godersi la bravura dei giovani attori che interpretano i cinque ragazzi problematici e pezzi unici, nei loro primi ruoli da protagonisti. Quasi tutti formatisi al Centro sperimentale di cinematografia di Roma, e in parte originari della Toscana: da Lapo (Leonardo Pazzagli) a Jess (Lucrezia Massari) a Valentina (Carolina Sala) a Elia (Moisé Curia) a Erica (Anna Manuelli), paiono destinati a un futuro importante come attori.
Stesso discorso per Beatrice (Margherita Tiesi), nella parte della figlia di Panariello. Nel cast anche Irene Ferri nel ruolo dell'assistente sociale, Fabrizia Sacchi in quello della moglie disperata di Vanni e l'amichevole partecipazione di Loretta Goggi.
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