Dai Rolling Stones a Iggy Pop È l'estate degli addii (o quasi)

Aerosmith e Deep Purple si ritirano, altri sono pronti a farlo. Si chiude un'epoca che ha cambiato la musica

Dai Rolling Stones a Iggy Pop È l'estate degli addii (o quasi)

Prima uno. Poi l'altro e l'altro ancora. Pian piano, siamo alla passerella finale dei grandi vecchi del rock, quelli che tra gli anni Sessanta e i Settanta hanno acceso le passioni e poi hanno macinato migliaia di concerti, di dischi, di eccessi.

In pratica, è l'estate dei tour di addio (vero o presunto) perché per molti «padri fondatori» il cinico, irrinunciabile «show must go on» inizia a non valere più. Sapete, l'anagrafe è come Equitalia: non ha pietà. Gli Aerosmith, per esempio, sono passati il 23 giugno al Firenze Rocks con il loro «Aero-Vederci Baby», un tour che vale un addio dopo oltre 40 anni, cento milioni di dischi venduti e la lunga serie di mattane di Steven Tyler, a 69 anni ormai diventato un abuso edilizio per eccesso di lifting. Idem per i Deep Purple, che sono rimasti duri e puri come ai tempi di Smoke on the water, non hanno usato la chirurgia estetica ma il 27 giugno sono passati al Forum di Assago per salutare tutti in quello che sarà il loro ultimo tour. Così hanno fatto i Black Sabbath di Ozzy Osbourne a febbraio nella loro Birmingham: «È stato bello ma dopo 49 anni ci ritiriamo». Ultima volta dal vivo, bye bye. Però hanno avuto il coraggio di annunciarlo pubblicamente tra lacrime e ricordi dei bei tempi che furono. Altri no. In ogni caso, la generazione di rockettari nati negli anni Quaranta o zone limitrofe è inevitabilmente vicina alla pensione. Dopotutto per Iggy Pop, che ha compiuto 70 anni (evidentemente non trascorsi in una beauty farm), non sarà facile iniziare altri tour mondiali e quindi la sua apparizione di giugno al Medimex di Bari potrebbe essere l'ultima in Italia per un bel po'. Oppure per sempre in un contesto rock, ormai troppo impegnativo per chi ha esordito come batterista negli Iguanas ben 54 anni fa quando Kennedy era ancora alla Casa Bianca.

Pensate ai Kiss, la band che forse fatica di più dal vivo visto che arriva sul palco appesantita da chili di cuoio, zeppe, metallo ed effetti speciali come si è visto anche a maggio a Torino e Bologna. Gene Simmons è vicinissimo alla settantina, età nella quale, a dirla tutta, è difficile essere credibili cantando «leccalo tutto» (da Lick it up) oppure «voglio fare rock tutta la notte e festa tutto il giorno» (da R'n'r all nite).

Insomma, spesso i concerti dell'estate 2017 sembrano la resa dei conti di una generazione che sembrava non volerli mai fare e comunque ha fatto tutto il possibile per non farli. A vent'anni Paul McCartney prevedeva dubbioso la propria vita a 64 anni in un cottage da pensionati all'Isola di Wight (When I'm 64 dei Beatles); ora che ne ha appena compiuti 75, ha la certezza di non smettere più di fare la rockstar. Ma sul palco chissà.

Se Bob Dylan sembra «neverending», cioè senza fine come i suoi tour, ha comunque appena compiuto 76 anni e forse sta ripensando alla sua famosa frase: «Per me suonare dal vivo è come respirare». Il neo premio Nobel è nato una settimana prima di Charlie Watts, l'elegante batterista dei Rolling Stones, la vera araba fenice del rock. Saranno a Lucca il 23 settembre al Lucca Summer Festival, ossia 55 anni, tre mesi e undici giorni dopo il loro primo concerto al Marquee di Londra, per quella che potrebbe essere l'ultima apparizione dal vivo in Italia su di un grande palco. In fondo Mick Jagger, Keith Richards, Ron Wood e Charlie Watts fanno 294 anni in quattro, roba ormai difficile da immaginare con un amplificatore acceso dentro uno stadio che balla.

Una leggenda come Muddy Waters una volta disse che il «blues ha avuto un figlio e lo hanno chiamato rock'n'roll» ma quel figlio ora va in pensione o, perlomeno, in un resort per miliardari over 70. E poi?

Qualcuno ha previsto che i grandi pezzi rock rimarranno vivi grazie a cover band che suoneranno i Led

Zeppelin o gli Stones proprio come oggi le orchestre eseguono Bach o Mozart o Beethoven. Uno scenario malinconico che forse questa estate in Italia, ma non solo, ha iniziato a prendere i contorni più temuti, quelli definitivi.

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