È davvero incredibile che per pensare alla pittura come linguaggio innovativo, in grado di reggere la sfida del contemporaneo che ha tentato di tutto pur di metterla da parte, sia indispensabile rivolgersi a quei pochi grandi vecchi che continuano a dipingere nonostante le correnti avverse. Non per sfida retrò, ma in quanto convinti che alla fine si tratta della forma più completa e assoluta di arte, per la quale non c'è bisogno di didascalie né tanto meno di libretti di istruzione.
Londra anni '60. Lì si afferma la Pop Art, almeno un lustro prima di New York, con uno spirito critico che gli americani ignorano. Una generazione di arrabbiati -quella degli Hamilton, dei Blake, dei Paolozzi- come li avrebbe definiti il drammaturgo John Osborne, trasgressivi ed eleganti: i Mods della pittura, insomma, caustici ma vestiti Ossie Clark. La stessa classe innata David Hockney l'ha costantemente sviluppata, pur non rinunciando a tentare ogni forma di sperimentazione, sempre dentro la pittura figurativa eppure divertendosi un mondo a dipingere con l'iPad, cosa che un tradizionalista dei pennelli non farebbe mai. A luglio Hockney compirà 80 anni e sta benissimo. Nella sua lunga carriera, cominciata nel 1960 con la partecipazione alla collettiva di tendenza Young Contemporaries presso la Whitechapel di Londra, non mancano le provocazioni, a esempio nei quadri che dichiaravano senza mezzi termini la propria omosessualità; quindi il trasferimento dalla piovosa Inghilterra al sole della California. In particolare negli ultimi tempi l'interesse nei confronti di questo straordinario maestro del colore è davvero esploso: mostre in tutto il mondo, un'aspra polemica con Damien Hirst perché, pur disinvolto, Hockney non accetta di delegare ad altri la fattura dei propri lavori; interviste a pioggia e un bel libro teorico, Una storia delle immagini scritto insieme a Martin Gayford e pubblicato in Italia da Einaudi. Raro vederlo in Italia. Imperdibile dunque l'occasione che offre la Fondazione Musei Civici di Venezia, con a capo Gabriella Belli, a mio avviso il miglior direttore di moderno e contemporaneo che abbiamo in Italia. Arriva a Ca' Pesaro (dal 24 giugno al 22 ottobre) 82 Portraits and 1 Still Life, una mostra tutta nuova, con opere recentissime. Hockney quando può evita le antologiche celebrative e preferisce ogni volta rimettersi in discussione presentando gli ultimi lavori, che non risentono dell'età avanzata. Un ragazzino, si direbbe, guardando i colori squillanti e le figure ben delineate.
Il pantheon di ritratti è dedicato prevalentemente al mondo dell'arte: colleghi, mercanti, galleristi, collezionisti, amici. Riconosciamo il barbuto John Baldessari, il temibile Larry Gagosian, il tycoon Jacob Rothschild. Il pittore si dà regole precise: nessuna fotografia ma un tempo di realizzazione standard che prevede al massimo tre giorni di posa, durante i quali il modello è seduto frontale, sempre sulla stessa sedia, ripreso a figura totale. Perciò diventano molto importanti i dettagli dell'abito che definiscono ulteriormente la personalità del soggetto e conoscendo lo spirito dandy di Hockney certo rifiuterebbe di ritrarre una persona mal vestita. Al contrario, lo sfondo è neutro e impersonale, con appena due colori, il verde e il blu. Anche la misura è sempre la stessa, cm 121,9x91,4, in modo da non creare gerarchie tra soggetti. A suggello, come un gioiellino, la Natura morta, tanto per rilanciare la solita sfida: è ancora possibile innovare nella pittura mantenendosi all'interno di canoni tradizionali? La risposta, ancor più che dall'America, arriva proprio da quegli artisti britannici che, un passo alla volta, da oggetti di culto sono diventati protagonisti per la critica e il mercato.
Fanno sensazione non solo i record di Bacon; di Lucien Freud, per decenni considerato un ritrattista di corte, inseguito dall'upper class, si è scoperta una qualità sintetica assolutamente contemporanea; persino donne scomode come Paula Rego, allieva prediletta di Freud, o Sylvia Sleigh, moglie del critico Lawrence Alloway, hanno saputo esprimere pensieri urticanti sotto forma di quadri figurativi. È questa la pittura che va inseguita, mai banale, niente affatto nostalgica.Dopo Venezia, la mostra di Hockney viaggerà al Guggenheim Bilbao e al LACMA di Los Angeles.
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.