Daniele Abbiati
Dopo Robert Redford, anche Alain Delon. La notizia non è bella, ma la sostanza rappresenta il bello della vecchiaia: dopo gli ottanta puoi dire (sul fare purtroppo entrano in gioco limiti invalicabili) ciò che vuoi. Soprattutto quando parli della tua vita: il cinema. Pochi giorni fa era stato il «rosso» ad annunciare il suo addio al set: «Con tutto l'amore che ho per questo mestiere, ora mi ha un po' stufato». E ora tocca al «nero» esprimere lo stesso concetto. Lo fa però alla francese, in modo più articolato, più tormentato, soprattutto meno friendly e meno patinato. Lo fa confessandosi in pubblico dalle colonne di Le Monde, in una lunga intervista. A dispetto dei suoi ruoli spesso estremi, il Delon uomo non ha mai perso il senso della misura. E ora lo conferma: «non voglio fare un film di troppo». A novembre saranno 83, ed è il momento non soltanto dei bilanci, ma anche dei rimpianti sotterranei che prima non avevi il tempo di maturare. Il maggior rammarico? «Non aver mai girato un film sotto la direzione di una donna». Chi lo conosce, sa che non si tratta di una carezza al pubblico femminile. Lui non ha mai avuto bisogno di questi mezzucci. Piuttosto, è il mondo del cinema nella sua interezza che gli pare un altro mondo dal suo. «Anche le stelle sono cambiate - è la sua riflessione -. Quando iniziai io, in Francia le si contava sulle dita di una mano: Jean-Paul Belmondo, Jean-Pierre Cassel, Jean-Louis Trintignant, Jean-Claude Brialy, e poi il più giovane, Delon. E oggi chi scrive più per le stelle? Nessuno, si scrive per denaro.
Mi sono detto: forse è normale, forse fra duecento anni i grandi attori torneranno. Ma io non ci sarò più». E allora al futuro si deve pensare per conto dei giovani. Per esempio impegnandosi nella difesa dell'ambiente, come sta facendo lui: «Ho figli e nipoti, la nuova era sarà difficile...».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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