Cultura e Spettacoli

Il diario cristiano di chi visse la distruzione di Nagasaki

Il medico Takashi Paolo Nagai sopravvisse all'esplosione e contribuì alla ricostruzione

Il diario cristiano di chi visse la distruzione di Nagasaki

Una frase fulminante: «La prima cosa che penso, tutte le mattine, appena mi sveglio, è che sono felice». E ancora, con parole quasi sbalorditive: «Anche se sono in grado di usare solo le mani e la testa, mi ritrovo colmo di entusiasmo come fossi uno scolaretto al mattino prima di partire per una gita».

Solo che Takashi Paolo Nagai non puó andare da nessuna parte: è imprigionato nel suo letto di dolore e fuori il mondo, il suo mondo, non esiste più. Se l'è portato via la bomba atomica sganciata dagli americani la mattina del 9 agosto 1945. Nagasaki, soprattutto la parte nord dove lui abitava, è un tappeto di cenere in cui non cresce neanche più l'erba e in cui per qualche tempo anche il canto degli uccelli si è fatto silenzio. Della moglie Midori, che era a casa in cucina allo momento dello scoppio, sono rimasti solo brandelli, due figli non ci sono più come sono andati distrutti i suoi apparecchi e i suoi studi di radiologo. Nagai è sopravvissuto, con pochi altri fortunati, al crollo dell'ospedale in cui lavorava: l'hanno estratto miracolosamente vivo da sotto una trave e per ore ha vagato in uno scenario apocalittico, fra corpi decapitati e smembrati e disperati che imploravano un sorso d'acqua.

Ma il medico ha dentro una speranza inesauribile: «Mi scalpita in petto un cuore di fanciullo», scrive nel suo diario postbellico, Pensieri dal Nyokodo, finalmente tradotto in italiano e presentato nei giorni scorsi al Centro culturale di Milano alla presenza del cardinal Angelo Scola che ha firmato la prefazione.

Il Nyokodo è una capanna di legno di quattro metri quadrati, sì proprio quattro, dove il medico va a vivere nel 1948, ormai minato dalla leucemia, e dove trascorrerà gli ultimi tre anni di un'esistenza immobile e frenetica, scrivendo pagine di memorabile e vertiginosa densità.

Nagai appartiene alla minoranza cristiana, una scheggia di speranza nel corpo del Giappone, sfibrato dal disastro della Guerra. I Cristiani Nascosti, così venivano chiamati non per licenza poetica, sono stati ferocemente perseguitati per quasi trecento anni e sono riemersi dalla clandestinità più oscura - senza preti nè luoghi di culto - solo nella seconda metà dell'Ottocento.

Il loro quartier generale era ed è il quartiere di Urakami, a Nagasaki, quello in cui vivevano Paolo e Midori, quello su cui si è abbattuto, per un'emergenza dell'aereo, l'ordigno nucleare pesante quattro tonnellate e mezzo.

Dalla landa spettrale di Urakami il medico malato è un faro e una guida nella ricostruzione. Nagai non è un eremita medioevale precipitato come un meteorite nella contemporaneità; no, è un uomo concreto, solido, attaccato al suo Paese e alla sua gente e il Nyokodo è metà incessante del pellegrinaggio di grandi personaggi che gli chiedono consiglio, mentre la sua fama cresce nel Paese. «Takashi Paolo dà l'impronta alla rinascita della città - spiega il traduttore dell'opera Gabriele Di Comite - Basti dire che uno storico americano, Chad R. Diehl, ha dedicato più di centocinquanta pagine su trecento complessive del suo recente testo, Resurrecting Nagasaki, proprio a Nagai, crocevia di mille iniziative. Se a Hiroshima in quei mesi terribili prevalgono la disperazione e l'odio per gli americani, a Nagasaki si ricomincia nel segno della riconciliazione. Se Hiroshima grida, Nagasaki prega».

E al centro di questa pagina straordinaria e semisconosciuta, almeno in Italia, c' è sempre lui: il dottore senza più nemmeno l'album di famiglia e col corpo rattrappito. Lui va avanti, ponendosi domande che suonano a dir poco irriverenti davanti all'enormità della tragedia e sono invece una scommessa per la vita: «I cittadini di Hiroshima e Nagasaki hanno pregato per la pace, ma loro, in prima persona, che cosa hanno offerto in sacrificio per essa?».

Paolo intanto si inerpica verso il cielo, dove lo aspetta l'adorata Midori, una coppia formidabile nella routine quotidiana e per cui presto dovrebbe iniziare il processo di canonizzazione: «L'atomica mi ha portato via tutto, ha portato via mia moglie e siccome io non possedevo assolutamente più niente, mi sentivo felice al pensiero che sarei entrato più facilmente in Paradiso».

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