Diodato in gara all'Ariston per far "rumore" con il talento

Diodato in gara all'Ariston per far "rumore" con il talento

Oggi Diodato è il perfetto artista controcorrente. È educato. Non urla. È «indie» davvero e non per finta, ossia segue la propria ispirazione a prescindere dai risultati di immagine. Non a caso, quando si è esibito la prima volta in gara a Sanremo con Babilonia «quasi mi vergognavo per cantavo qualcosa di intimo, personale, persino doloroso. Poi mi sono accorto che a molti era piaciuto e qualcuno mi ha anche detto che sembrava scritto per lui».

Adesso che torna in gara con Fai rumore, Diodato non è cambiato. Molto riservato, neanche quarantenne, ha un brano che potenzialmente potrebbe diventare un grande successo. Lui lo canta benissimo perché, sia chiaro, ha una grande voce che per fortuna non si compiace e non indugia nei soliti trucchetti per fare impressione. «Ho voluto scrivere e cantare un invito ad abbattere i muri dell'incomunicabilità, a farsi sentire, a non soffocare nel silenzio delle incomprensioni, del non detto, dove muore ogni umanità». E non parla soltanto di amore. Parla della vita di tutti i giorni, dove il silenzio è la tomba dei rapporti umani e il far rumore è talvolta l'unico modo di mantenere i contatti con il prossimo. «È proprio così, e non lo intendo come un incitamento alla rivoluzione». Diodato è puro.

E il suo nuovo disco, che si intitola Che vita meravigliosa proprio come il brano che attualmente gira in radio, è il manifesto di un artista che scrive i propri brani quasi sempre da solo, non combatte per avere visibilità a

tutti i costi e, soprattutto, usa come arma esclusivamente il proprio talento. Perciò arriva a Sanremo come favorito. Magari non per la vittoria. Ma per l'applauso. Che per un artista è l'unica vera, grande soddisfazione.

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