Domani su Raiuno arriva il Nero Wolfe all’amatriciana

Domani su Raiuno arriva il Nero Wolfe all’amatriciana

Senza neppure muoversi da casa. A trovarlo, oggi, un detective così. Uno che i misteri li risolve in poltrona. La volontaria clausura di Nero Wolfe - esercitata nel lussuoso studio newyorchese, fra cene da grand gourmet e capatine nella serra delle orchidee - serve all’eccentrico omaccione, oltre che per coltivare bizzarre manie, per affilare, libero da condizionamenti, un’implacabile capacità deduttiva. Che il genio della pantagruelica creatura di Rex Stout disti anni luce dalla comune realtà (specialmente da quella televisiva d’oggi) lo conferma il Nero Wolfe che domani in prima serata debutterà su Raiuno.
All’inizio si vede, sì, una casa elegante, mobili di mogano colmi di libri, vaste poltrone in pelle, e un corpulento gentleman (più levantino che yankee). Tutto - quasi - perfetto. Finché uno dei comprimari non esclama, in sottofondo: «A li mortacci tua!». E l’incanto si rompe. Insomma: quello che per la regia di Riccardo Donna e l’interpretazione di Francesco Pannofino (Nero Wolfe) e Pietro Sermonti (l’aiutante Archie Goodwin) verrà offerto ai patiti del genere sarà una sorta di Nero Wolfe «all’amatriciana». Costretto a misurarsi con bulli di quartiere e ruspanti portinaie nella Roma trasteverina degli anni ’50, piuttosto che con oscuri gangster o sofisticati killer nella patinata New York anni ’30. E tanti saluti al precedente (e ingombrante finché si vuole, ma esemplare) Nero Wolfe di Tino Buazzelli, anno 1969.
Un cambio di luogo e d’atmosfera incongruo quanto lo sarebbe ambientare Montalbano a Milano. Ma che non dipenderebbe da presumibili esigenze di risparmio («Girare a New York - osserva Sermonti - sarebbe stato chiedere un po’ troppo alla produzione»,) quanto, come precisa Luca Barbareschi, produttore per la Casanova delle otto puntate, «dal fatto che Rex Stout era di origine montenegrina. E parlava piuttosto bene l’italiano. Se ne deduce che, essendo l’autore il modello della propria creatura, anche Nero Wolfe se la sarebbe cavata bene con la nostra lingua». Così tutto viene aggiustato immaginando che, per aver interferito con l’attività dell’FBI, Nero sia stato costretto a rifugiarsi a Roma, dov’era già stato durante la guerra come ufficiale. Ma annullare la tenebrosa America dei gangster con un’Urbe solare in stile boom economico non striderà? «Si voleva ricreare il fascino vintage di un periodo cui il pubblico è affezionato - rispondono le note stampa -. La creatività del design e della moda, la nascita della tv, le prime emigrazioni dal Sud...». E a chi dubita che tutto questo c’entri qualcosa con Nero Wolfe, ribatte il direttore di Raifiction, Del Noce: «Questo personaggio viene continuamente riproposto in tutto il mondo, in versioni sempre più moderne, con linguaggi sempre più attuali. E poi, dalla storica produzione con Buazzelli sono passate tre generazioni».
«Io quello sceneggiato lo vidi da ragazzino, ma non è che mi fosse piaciuto un granché - osserva il regista -. So che faranno tutti dei paragoni. Ma i paragoni sono impossibili. E questa è una tv fatta per l’oggi».

Si aggiunge che l’importante è che venga rispettata la sostanza del personaggio - appunto quanto si rischia, invece, di distruggere - e che «gli otto gialli che raccontiamo - precisa lo sceneggiatore Roberto Jannone - rimangano quelli originali, nella struttura di fondo e nell’ossatura. Cambiati nomi e luoghi, il meccanismo funzionerà ugualmente. Il guscio è di scarso interesse». Anche se proprio quel guscio ha contribuito a fare di tutto il resto un meccanismo funzionante?

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Pubblica un commento
Non sono consentiti commenti che contengano termini violenti, discriminatori o che contravvengano alle elementari regole di netiquette. Qui le norme di comportamento per esteso.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica