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Downton Abbey 2 - Una nuova era: la fine di un'epoca

Downton Abbey 2 - Una nuova era è il secondo film tratto dalla fortunata serie inglese firmata da Julian Fellowes che racconta la quotidianità di una famiglia aristocratica e della sua servitù

Downton Abbey 2 - Una nuova era: la fine di un'epoca

Quando, nel 2015, la serie Downton Abbey si è conclusa sembrava che la famiglia Crawley fosse pronta ad accomiatarsi da un pubblico che aveva seguito le vicende della serie in costume scritta da Julian Fellowes per sei stagioni. Tutti i nodi erano stati portati al pettine, tutti i conflitti erano stati risolti e, chi più chi meno, tutti avevano trovato il proprio lieto fine. Tuttavia l'affetto del pubblico verso la serie che raccontava le vicende di una famiglia aristocratica e della sua servitù "ai piani bassi" era tale che, nel 2019, arrivò al cinema il primo lungometraggio. Downton Abbey - Il film sembrava non avere come obiettivo quello di far avanzare la trama, ma soprattutto di riportare il pubblico all'interno di un mondo tanto amato per un paio d'ore, senza avanzare alcun pretesa se non quella di intrattenere fan già molto preparati sull'argomento. Downton Abbey 2 - Una nuova era fa più o meno lo stesso.

Di cosa parla il nuovo film di Downton Abbey?

Il conte e la contessa di Grantham (Hugh Bonneville e Elizabeth McGovern) decidono di lasciare l'Inghilterra e avventurarsi verso la Costa Azzurra per verificare coi propri occhi la presenza di una villa sul mare ereditata da Lady Violet (Maggie Smith) e destinata alla piccola Sybil, la figlia di Tom (Allen Leech) e della compianta Lady Sybil. Il viaggio è anche l'occasione per allontanarsi da Downton Abbey. La splendida magione, infatti, ha aperto le proprie porte a una troupe cinematografica: un'intromissione accordata soprattutto per motivi economici. La casa presenta non pochi problemi e la somma di denaro pagata da Hollywood per girare alcune scene al suo interno ha convinto Mary (Michelle Dockery) a trasformare la casa della famiglia in un vero e proprio set cinematografico.

A Downton Abbey, infatti, arriva il giovane regista Jack Barber (la new entry Hugh Dancy) insieme a tutto il cast, inclusi i due divi Myrna Dalgleish (Laura Haddock) e Guy Dexter (Dominic West). Se la prima mostra di aderire allo stereotipo della star impettita e capricciosa, finendo col deludere le aspettative della servitù, Guy è molto più amabile, soprattutto nei confronti del maggiordomo Thomas (Robert James Collier). Downton Abbey diventa dunque il teatro del passaggio dal muto al sonoro nel cinema, ma anche un banco di prova per Lady Mary, che si trova a fronteggiare non poche sfide. Intanto sulla famiglia aleggia l'ombra della malattia.

La fine di un'epoca

Downton Abbey 2 - Una nuova era è una pellicola che sembra essere stata pensata proprio per mettere un punto di chiusura definitivo a tutta la saga. Se il primo film sembrava più che altro un regalo fatto ai fan per ringraziarli della loro fedeltà anche dopo la fine della serie televisiva, il nuovo lungometraggio diretto da Simon Curtis su sceneggiatura di Julian Fellowes sembra impacchettare un vero e proprio addio. In questo senso la pellicola rappresenta tanto una dichiarazione d'amore verso una famiglia - che si allarga fino ai piani bassi della casa - quanto un gesto di commiato che nel raccontare il passaggio dal muto al sonoro nell'industria cinematografica rappresenta anche la fine di un'epoca. Come già avveniva, ad esempio, in Quel che resta del giorno, Downton Abbey 2 racconta un mondo in divenire, una realtà sociale che si sta trasformando, dove non c'è più spazio per le grandi magioni di famiglia, popolate da decine di domestici, pronti a risolvere qualsiasi problema. Il film è ambientato in quel periodo storico - tra la fine degli anni '20 e l'inizio dei '30 - in cui l'aria era piena del desiderio di trasformazione, dove l'unica cosa impossibile da fare era rimanere uguale a se stessi.

Julian Fellowes riesce a trasmettere questa sensazione sul grande schermo, mettendo i suoi protagonisti davanti alla necessità di cambiare e, soprattutto, di accettare anche i cambiamenti non richiesti. Così i conti di Grantham sono "costretti" ad allontanarsi dall'Inghilterra - cosa mai accaduta prima, nella serie -, scoprendo che c'è un mondo fuori dalle finestre di Downton Abbey che potrebbe influenzare tanto le loro decisioni quanto il loro futuro. Allo stesso modo la casa viene "violata", aprendosi alle necessità di mercato. Un cambiamento epocale che rappresenta proprio l'intromissione della quotidianità nella vita di nobili che, prima, avevano sempre vissuto al sicuro nelle loro case di famiglia. Sono dettagli, questi, che sottolineano come Donwton Abbey - Una nuova era sia stato scritto con grande attenzione per il contesto sociale, ma anche con il chiaro intento di chiudere un capitolo, di diventare l'elegia di un'epoca che non può più esistere. Il film, dunque, è ammantato da un serpeggiante senso di nostalgia che rende agrodolce la visione e lascia addosso una sensazione di perdita. La pellicola di Simon Curtis danza tra questi due opposti: la gioia di rientrare in mondo conosciuto e amato e il dolore nel sospettare che sarà l'ultima intromissione permessa.

Come nel caso del primo lungometraggio, anche Downton Abbey - Una nuova era è una pellicola pensata soprattutto per i fan della serie targata BBC. Più della pellicola del 2019, questo nuovo film è pieno di rimandi alla serie, con citazioni e omaggi più o meno palesi a snodi narrativi che hanno fatto compagnia al pubblico per sei stagioni. Chi non ha mai visto un episodio difficilmente riuscirà ad entrare in empatia coi personaggi o a comprenderne le motivazioni: gli altri, invece, riconosceranno una terra conosciuta e si sentiranno di nuovo a casa, con l'entrata in scena di nuovi personaggi che non stonano affatto con l'immaginario di Downton Abbey, pur rappresentando dei veri e propri agenti del cambiamento.

In definitiva, dunque, Downton Abbey - Una nuova era è una pellicola che delizierà il palato dei fan, che dal 28 aprile verranno intrattenuti per un paio d'ore in un mondo in bilico tra tradizione e progresso.

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