Due registi (italiani) per una perfetta "classica storia horror"

Roberto De Feo e Paolo Strippoli sono in gara a Taormina con il film, su Netflix dal 14 luglio

Due registi (italiani) per una perfetta "classica storia horror"

Taormina. Qualcosa continua a muoversi, nel cinema italiano. E i festival sembrano intercettare questa novità del ritorno del cinema di genere che, in un'industria di sana e robusta costituzione, dovrebbe essere la norma, ma ovviamente non lo è in Italia. Così, nello stesso momento in cui il Locarno Film Festival, con il nuovo direttore artistico Giona A. Nazzaro, annuncia il suo prezioso programma (dal 4 al 14 agosto) in cui trova spazio l'horror comedy con Lillo Petrolo Il mostro della cripta, di Daniele Misischia, prodotto dai Manetti Bros. e da Carlo Macchitella, e lo ShorTS International Film Festival, diretto da Chiara Valenti Omero, in corso in questi giorni a Trieste, lancia una notte all'insegna del terrore, dalla mezzanotte di oggi, con sette corti horror fruibili gratuitamente sulla piattaforma MyMovies, ecco che un altro festival, quello di Taormina, risponde con A Classic Horror Story diretto da Roberto De Feo e Paolo Strippoli e disponibile su Netflix dal 14 luglio.

La scelta interessante dei tre nuovi direttori del glorioso festival siciliano, Francesco Alò, Alessandra De Luca e Federico Pontiggia, è stata proprio quella di inserire il film in concorso come appunto non si usa fare in questi consessi. L'horror è storicamente un genere considerato di serie B e poi, si sa, come si scherza nel film stesso, «noi italiani non sappiamo fare horror». Affermazione metacinematografica che si smentisce da sola, perché il film sa mettere in scena situazioni e tematiche che vanno molto in profondità.

Ecco dunque la «classica storia horror» del titolo che vede cinque carpooler che non si conoscono a bordo di un camper per raggiungere una destinazione comune. Già così la sceneggiatura, scritta dai registi insieme a Lucio Besana, Milo Tissone e David Bellini, ha modo di delineare le personalità eterogenee dei personaggi che si troveranno a schivare la carcassa di un animale finendo a schiantarsi con il camper contro un albero. Non troveranno più la strada, il bosco è fitto, solo una casa di legno spunta in mezzo alla radura. Dentro è pieno di sangue e di creature mascherate raffigurate sui dipinti. L'avventura per i cinque ha inizio ma, come nei migliori horror, ne resterà uno solo

«Il mio sogno è sempre stato fare il regista di film horror. Grazie all'arrivo di Netflix il mercato si è aperto e voglio sfruttare questo momento, che è anche un movimento, per riportare questo genere in auge», spiega Roberto De Feo il quale due anni fa sorprese tutti con il suo esordio, sempre di genere e sempre prodotto da Maurizio Totti e Alessandro Usai, The Nest - Il nido. «Dopo Dario Argento - conclude - c'è stato per 30 anni il vuoto che ha portato alla produzione di tanti film a basso budget che hanno però contribuito negativamente all'idea di un genere di serie B». Ma perché un titolo così ironico? Cerca di rispondere Paolo Strippoli, autore di un altro horror, Piove, che vedremo all'inizio del prossimo anno: «Il film in realtà parla dell'impossibilità di fare un film di genere horror classico americano degli anni '70, quello con cui siamo cresciuti. Così abbiamo deciso di farlo un po' a modo nostro, disattendendo le promesse soprattutto nel finale». Che, naturalmente, non si può raccontare, così come non lo si può fare per ben metà del film che, nella seconda parte, accumula un colpo di scena dietro l'altro per arrivare alla critica della nostra società dello spettacolo attuale: «Abbiamo lavorato molto a lungo per raggiungere un equilibrio. Non volevamo esagerare e scadere nello splatter per mantenere la tematica sulla pornografia del dolore», chiosa il regista De Feo.

Siamo dunque in piena new wave dell'horror italiano che, come in questo caso, inserisce anche un certo nostro folclore - «è stata proprio Netflix a chiedercelo», dice Paolo Strippoli - con la leggenda di Osso, Mastrosso e Carcagnosso come fondamenta delle tre organizzazioni mafiose, Cosa Nostra, 'Ndrangheta e Camorra.

Particolarmente azzeccate le scelte degli attori, con Francesco Russo perfetto nell'interpretare Fabrizio, un ragazzetto calabrese, dove il film è ambientato, un po' imbranato e nerd che sarà invece uno dei personaggi centrali del film, mentre, nel ruolo principe di ogni horror che si rispetti, quello della bella Elisa il cui personaggio crescerà e avrà una sorta di trasformazione, c'è l'interessante attrice italo-statunitense Matilda Lutz, già protagonista di successo di Revenge del 2017: «Io sono stata affascinata dai film e dai corti che avevano realizzato prima i due registi.

Così quando mi hanno offerto di interpretare un horror in Italia, dopo sei anni che vivevo negli Stati Uniti, ho subito accettato. Ho avuto poi modo di immedesimarmi nel dolore del personaggio che, come in ogni horror, è stato catartico».

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