E i pescatori lottano col «burlesque»

Dumont mette in scena la guerra tra i ricchi borghesi e i «rozzi» abitanti normanni

Nella giornata dei nuovi poveri di Ken Loach raccontati in I, Daniel Blake, arriva in concorso al Festival di Cannes la lotta di classe «in burlesque» del regista francese Bruno Dumont (L'età inquieta, Camille Claudel) che in Ma Loute torna indietro all'estate del 1910 nella baia di Slack, per far vedere quanto odio e distanza ci fosse tra i ricchi borghesi in vacanza in Normandia e i poveri pescatori locali. Cast misto, star come Fabrice Luchini, Juliette Binoche, Valeria Bruni Tedeschi e perfetti sconosciuti per una storia «d'amore, poliziesca e politica» che mette in scena una sorta di giallo. Ovvero le misteriose sparizioni di alcuni turisti sulla spiaggia di Slack. In un film girato volutamente nel segno della caricatura, della maschera, dell'esagerazione interpretativa, si mettono sulle tracce dell'assassino l'obeso ispettore Machin accompagnato dal suo mingherlino assistente. Al centro della storia la stucchevole famiglia borghese composta da Andrè Van Peteghem (Luchini), sua moglie Role (Bruni Tedeschi) a cui si aggiungono la sorella e il fratello di Andrè, ovvero la Binoche e Jean Luc Vincent con tanto di prole. Dark Side della località normanna, la famiglia di pescatori di mitili, ma anche di borghesi da mangiare, dove emerge la figura chiave di Billie, un ragazzo rozzo che si innamora di Gabi (Laurena Tellier), figlia dal sesso ambivalente della Bruni Tedeschi, e le cose, tra mille gag, citazioni da Stanlio e Ollio a Magritte si complicano non poco. Spiega il regista: «I pescatori sono allo stesso tempo naturali e assai fantastici.

C'è dunque una dimensione poetica che mostra bene ciò che passa nei loro comportamenti. Diverso poi approcciare la cultura borghese, le sue menzogne, il suo straordinario cinismo. C'è qualcosa di demenziale nella purezza delle coscienze di questi borghesi».

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