Elogio del nulla chiamato Ferragni

Jobs era geniale ma era un genio. A Chiara basta essere se stessa

Elogio del nulla chiamato Ferragni
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M ica ci hanno capito niente, i cosiddetti critici, di Chiara Ferragni Unposted, il documentario su Chiara Ferragni. Non hanno capito il messaggio fondamentale del film, eppure viene ripetuto dall'inizio alla fine: Chiara Ferragni è un modello per tutte le ragazze, e un modello di emancipazione per le donne, in un mondo dominato dai maschi, vi pare poco? Insomma, pensateci: gli americani fanno documentari su Steve Jobs, dove si spiega come ha fatto Steve a rivoluzionare la Apple, a avere l'idea del Macintosh, dell'iPod, dell'iPhone, tutte cose che hanno cambiato per sempre le nostre vite, però mica uno può prenderlo come modello, soprattutto perché è maschile, e anche perché devi avere la testa di Steve Jobs. Oppure fanno documentari su Bill Gates, su come ha creato la Microsoft, e poi Windows, e poi è diventato un filantropo che salva gli africani dalle malattie, quale maschio ci si può identificare? Quale teenager può dire: io adesso divento Steve Jobs, io adesso divento Bill Gates? Non per altro Bill Gates ha quattro milioni di follower su Instagram, Chiara Ferragni diciotto milioni, vale quasi cinque volte Bill Gates. Invece il documentario su Chiara è tutto su come Chiara sia un modello di successo, e su come fin da piccola si facesse i selfie da sola e li postasse per condividerli, e su come la condivisione sia diventata importante, e su come lei avesse questa ossessione di diventare Chiara Ferragni, senza aver ancora chiaro cosa volesse diventare, lo dice anche la mamma, nelle interviste, lo dice anche il papà, lei non sapeva cosa voleva diventare ma poi lo è diventata, è diventata Chiara Ferragni. Potete dire quello che volete, ma il successo è il successo, e se lo critichi sei tu uno sfigato, e non hai capito niente. Se lo critichi è tutta invidia. Non puoi dire vabbè, ma che fa, non scrive, non canta, non balla, dal documentario si evince che pure Virginia Woolf a Chiara dovrebbe legarle le scarpe di Prada.

Il film è uno dei più belli mai visti, perché contiene anche dei misteri, su cui lo spettatore si scervella per tutto il tempo. Per esempio su che lavoro faccia Chiara Ferragni. Lo chiedono anche a lei, e lei risponde che non lo sa, l'influencer, dichiara, o forse l'imprenditrice. È diventata anche amministratore delegato della sua società, che sponsorizza altri influencer. In ogni caso è potentissima. Tipo Anna Wintour, ma il confronto non regge, perché Anna Wintour è diventata la direttrice di Vogue America, troppo complicato. E poi Anna Wintour è cattiva, Chiara è buonissima e bellissima. Forse che sia bellissima non andrà giù a molte femministe, per esempio se Chiara fosse stata Michela Murgia forse non avrebbe potuto diventare Chiara, ma anche la bellezza è un valore. Ma soprattutto il lavoro di Chiara è essere se stessa. È per questo che è un modello di emancipazione femminile, e è per questo che influenza, rispecchia i tempi che viviamo, le nostre vite sui social alla ricerca di qualche like. Chiara è se stessa, è sempre stata se stessa, come dicono anche la mamma, il papà, e le sorelle, i manager, gli assistenti. Ci sono interviste a ragazze la cui vita è stata cambiata da Chiara, perché Chiara gli ha insegnato a essere se stesse. Prima non sapevano cosa volessero fare nella vita, dopo aver seguito Chiara lo hanno capito, vogliono essere come Chiara, quindi se stesse. Altro che Steve Jobs. Altro che Bill Gates. Lo spiega pure Fedez: loro, Chiara e Fedez (i Ferragnez), mettono tutto sui social, lei è incinta ma ha un problema alla placenta e lo mettono sui social, nasce il figlio e lo mettono sui social, appena partorito. C'è anche una scena commovente in cui Chiara piange, con una borsa di Hermes sullo sfondo, credo finita lì per caso.

È per questo che Chiara è un modello femminile da seguire.

Non come quei pallosi modelli maschili di Steve Jobs, di Bill Gates, che sono stati geniali ma erano dei geni, Chiara ha dimostrato che per essere geniali basta essere se stessi, facile. Criticatela pure, ma ricordatevi che il sogno di Gustave Flaubert era riuscire a scrivere un libro sul nulla. Chiara ci ha fatto un film. Da Oscar.

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